Anche in Italia si comincia finalmente a parlare delle targhe verdi, strumento nato per rendere più facile l’identificazione delle auto elettriche e sensibilizzare i cittadini alle questioni ambientali. Il tema è finito al centro di un’interrogazione parlamentare al ministero della Mobilità e delle Infrastrutture sostenibili (Mims) e firmata dal deputato Giuseppe Chiazzese, del Movimento 5 Stelle.
Lo chiedono i numeri
Nell'interrogazione, depositata oggi, il pentastellato chiede in particolare “quali iniziative di competenza, anche di natura normativa, il ministro interrogato intenda porre in essere per razionalizzare ed armonizzare, a livello nazionale, la disciplina sulle c.d. targhe verdi per le BEV”.
Una domanda che si basa su diverse premesse, a cominciare dai dati di immatricolazione delle vetture a batteria, che nel 2020, ricorda il deputato, hanno conquistato il 2,4% del mercato “dallo 0,6% dell’anno precedente, con una crescita del volume di oltre il 200%”.
E questo trend “è continuato anche nel 2021: a fine ottobre, infatti, i veicoli BEV hanno registrato una quota di mercato del 4,3% con una crescita di volume, rispetto ai numeri record del 2020, di oltre il 165%”.
I rischi di un “no”
Chiazzese sottolinea poi la necessità di regole uguali in tutto il Paese, perché “l’aumentare del parco circolante di veicoli elettrici” ha portato le amministrazioni locali a emanare “vari provvedimenti volti a promuoverne l’utilizzo”, come “l’accesso alla Ztl, la sosta gratuita, le tariffe agevolate ed altri provvedimenti similari”. Il problema è che ogni Comune “disciplina con criteri e modalità differenti, creando disomogeneità e frammentarietà della regolamentazione in materia”.
Queste “misure rischiano di diventare un discrimine per chi, ignaro, arriva da un altro Comune o addirittura anche dall’estero incorrendo spesse volte in indebite multe”. Il pentastellato fa anche un confronto con “numerosi Stati europei e non”, che “sono già intervenuti o stanno intervenendo” per introdurre le targhe verdi, immediatamente riconoscibili ovunque, “tra i quali spiccano Regno Unito, Ungheria, Polonia e San Marino”.
In poche parole, conclude Chiazzese, è “necessaria l’adozione da parte del nostro Paese, alla stregua di quanto già fatto da altri Stati, di una normativa che consenta l’immediata identificazione, senza ulteriore burocrazia, della vettura BEV”.