Le zero emissioni corrono e i Comuni italiani si stanno già rimboccando le maniche per aiutarle. Ma bisogna fare di più per dare una mano all’elettrificazione, a cominciare dalla creazione di una Strategia unitaria sulla Mobilità sostenibile.
È la raccomandazione principale di Motus-E e Class Onlus, che si può leggere nelle ultime pagine del report “Comuni italiani e mobilità sostenibile: fotografia di oggi e sfide di domani”, presentato oggi e realizzato per mappare le iniziative a livello locale sui veicoli elettrici.
Le due associazioni hanno inviato un questionario alle città con più di 20.000 abitanti (510 su 7.904). Fra questi hanno risposto in 112, concentrati per il 58,9% nel Nord Italia. I risultati? Li hanno mostrati Clio Ceccotti, head of Technology, Market and Environment di Motus-E, e Giovanni Carissimo, responsabile comunicazione Class Onlus.
Vincono le bici
Un primo dato, piuttosto rassicurante, è che il 100% dei Comuni ha già intrapreso almeno un’iniziativa per incentivare le mobilità sostenibile. Fa da contraltare un 3% che però vuole fermarsi qua, senza mettere in agenda dei piani futuri. Quali sono queste iniziative?
In pole position si piazzano la realizzazione di piste ciclopedonali urbane (86%) ed extraurbane (50%), seguite da parcheggi riservati ai veicoli elettrici (48%) e realizzazione di isole ambientali e agevolazioni per la sosta dei veicoli elettrici (46% ciascuna). All’ultimo posto troviamo invece creazione di un servizio taxi elettrico e attivazione di zone per il trasporto merci a zero emissioni (2% per entrambe).
Bene, ma non benissimo
Uno dei cuori dello studio è proprio di verificare l’impegno delle città a creare Zone a traffico limitato (Ztl) e Lez (Low emission zone). Anche in questo caso, si può dire che ci sono una notizia positiva e una negativa.
Dal primo punto di vista, circa il 77% dei Comuni ha introdotto almeno una delle due, con i numeri che salgono al 100% fra le città più grandi. Però in certe fasce orarie, è spesso garantito l’accesso a tutti i tipi di veicoli, a dimostrazione che Ztl e Lez sono ancora concepiti come strumenti per ridurre solo il traffico, non anche l’inquinamento.
“Non nascondo che spesso, come amministrazioni, ci siamo concentrati molto sulle Ztl per rimuovere le auto da spazi pubblici importanti”, ammette Roberta Frisoni, assessora alla Mobilità di Rimini, durante la successiva tavola rotonda.
Come se la cavano invece le città per quanto riguarda il trasporto merci? C’è ancora strada da fare, come si può leggere tra le righe dell’analisi, perché solo il 42% dei Comuni ha previsto limitazioni ai mezzi di consegna. E quasi sempre a fasce orarie.
Ostacoli? Nì
Passando all’elettrificazione delle flotte, la maggior parte delle città non vanta cifre alte, perché vanno da 0 a 5 veicoli elettrici, di solito al servizio di polizia (27%), sharing (25%) e raccolta rifiuti (20%). Solo il 2% invece per gli scuolabus.
Perché questi numeri bassi? Se il principale scoglio da superare rimane sempre il costo d’acquisto iniziale (72,3%), c’è un 12,5% degli intervistati che non individua alcun ostacolo. Un dato che dice molte cose.
Le raccomandazioni
Chiudono il sondaggio i punti di ricarica, con ben il 93% dei Comuni che ha installato almeno un’infrastruttura, anche se la maggior parte non supera le 10 colonnine. Di fronte a questi risultati, Motus-E e Class Onlus fanno una serie di raccomandazioni:
- elaborare una Strategia unitaria sulla Mobilità sostenibile, aggiornando il Pums
- fissare obiettivi minimi di mobilità sostenibile
- sensibilizzazione su Ztl e Lez
- spingere sull’elettrificazione del trasporto merci
- rinforzare la presenza delle infrastrutture di ricarica
- favorire l’elettrificazione dei mezzi in sharing e taxi
- fissare obiettivi minimi sul rinnovo del parco veicolare
- accompagnare i comuni nella sostituzione dei mezzi di flotte
- avviare iniziative per le informative sulle tecnologie dei mezzi elettrici
- rivedere le logiche degli appalti per introdurre acquisizioni diverse dall’acquisto
I protagonisti dell’elettrificazione
Il suggerimento è quindi di partire dalle regole. A questo proposito, l’assessore alla Mobilità di Roma, Eugenio Patanè, spera di completare il regolamento sulle colonnine “la prossima settimana”. Secondo lui, però, vanno educati anche gli automobilisti, magari equiparando “gli stalli di ricarica alla sosta tariffata”, così chi avrà fatto il pieno di energia sarà costretto a lasciare spazio agli altri. Qualche operatore si è già mosso.
Non prevede invece l’uso della mano pesante l’idea di Arianna Censi, assessora alla Mobilità di Milano: “Bisogna aumentare il tasso di consapevolezza e far capire che esiste una relazione con qualità della vita, dell’aria, dell’acqua e riduzione del traffico”. E poi introdurre “più semplicità” nelle leggi.
Qualcuno sta già provando a incentivare i cittadini all’uso delle mobilità sostenibile. È il caso di Genova, che ha introdotto la gratuità della metropolitana in certe fasce orarie e dei sistemi di risalita, come ascensori e funicolari, a tutte le ore. “Nei primi 4 mesi di sperimentazione abbiamo visto un incremento del mezzo pubblico rispettivamente del 15% e del 20%”, rivela Matteo Campora, assessore ai Trasporti.
“Il tema della mobilità sostenibile è complicato”, commenta poi Giusto Catania, assessore all’Urbanistica di Palermo. “In teoria ci trova tutti d’accordo, ma poi non viene percepito come una priorità”. Bisogna quindi lavorare per non rimanere dietro al resto d’Europa.