"Siamo l'anello più debole della catena, siamo anche imprenditori straordinari e capaci di fare la nostra parte. Però non lasciateci soli". Plinio Vanini è il vicepresidente di Federauto, l'associazione delle concessionarie auto. Ma è soprattutto il numero uno di Autotorino, il più grande gruppo italiano attivo nella distribuzione. Non parla spesso in occasioni ufficiali, ma quando lo fa non è mai banale e, soprattutto, va dritto al sodo.

Serve tempo per il contratto di agenzia

Nel convegno di pre-apertura dell'Automotive Dealer Day, presente il ministro dello Sviluppo economico, Giancarlo Giorgetti, Vanini ha riportato l'attenzione sul tema dei rapporti con le Case auto, che in parte insistono per trasformare il contratto che le lega alle concessionarie in un rapporto di agenzia.

"In un futuro abbastanza vicino si vorrebbe che il concessionario diventasse agente: significa cambiare mestiere, avere pochissime possibilità di manovra sull'usato, sui finanziamenti e sulla relazione con il cliente", ha spiegato. "Tutto questo comporterebbe ricadute importantissime sull'elemento occupazionale: riducendo i costi e i margini di distribuzione la forza lavoro che oggi è dipendente domani non potrà più esserlo".

Secondo Vanini, "servono buon senso e responsabilità, servono tempo e denaro. Cosa chiediamo al regolatore? Non soldi, ma che intervenga sui tempi che ci vengono prospettati, troppo rapidi per potersi adattare. E poi strumenti che devono andare a sostenere gli investimenti fatti e il farsi carico dei costi diretti e indiretti che dovremo assumere. Difficilmente possiamo pensare di affrontare questo percorso complicato e complesso in totale solitudine".

Giorgetti: valutare i riflessi sociali della transizione

Il ministro ha preso atto delle richieste di Federauto, allargando il discorso sul tema occupazionale e dell'approccio alla transizione. "In Italia si è parlato troppo poco della sostenibilità anche in termini economici e sociali, cioè nei riflessi in termini di occupazione e lavoro. Andare avanti sparati senza valutare questo tipo di conseguenze porta a un disastro politico".

Per Giorgetti, "questo processo di trasformazione è dettato a livello globale e europeo. Gli obiettivi sono definiti su base molto politica. Sono da condividere, ma hanno ricadute sulla filiera in generale. Siamo di fronte a una fase delicata, dobbiamo capire che cosa significa transizione, dobbiamo anche valutare che cosa significa in termini geopolitici e, in funzione di questo, approntare le cose in modo scientificamente oggettivo. Noi dobbiamo essere laici nel modo in cui sia arriva alla transizione e io sono da sempre favorevole al principio di neutralità tecnologica".