Continua a far discutere la proposta di vietare le vendite di motori a combustione in Europa dal 2035, prevista nel pacchetto di riforme climatiche Fit for 55. Approvato dal Parlamento Ue, il testo si prepara adesso per l’esame al Consiglio dell’Unione europea, che dirà la sua durante la riunione fra i ministri dell’Ambiente del 28 giugno.

Intanto, gli Stati Uniti guardano con interesse a cosa succede nel Vecchio Continente, che punta a diventare una potenza dell’elettrico, avvicinarsi alla Cina e staccare sempre di più gli stessi Usa, in questa fase ancora all'inseguimento nella corsa all’elettrificazione. A questo punto, gli States riusciranno a recuperare il gap?

L’Europa vuole correre

Al momento, a differenza di Bruxelles, Washington non ipotizza ancora una data per l'addio ai veicoli endotermici, ma solo un obiettivo – non vincolante – di vendere il 50% di vetture elettriche e ibride plug-in entro il 2030.

Un target diverso e sicuramente più debole rispetto a quello dell’Europa, perché da noi, nello stesso anno, le Case saranno chiamate – obbligatoriamente – a ridurre la CO2 delle auto del 55%. Per il 2035, invece, incombe come detto la proposta della Commissione Ue per lo stop alla produzione di auto benzina, diesel e in generale di tutte le possibili alimentazioni che non siano a zero emissioni.

benzinai-colonnine

Limiti “generosi”?

Mentre l’amministrazione Biden si muove in questa direzione, anche l’Epa (l’Agenzia statunitense per la protezione ambientale) prepara la stretta. Un primo pacchetto di riforme l’aveva già proposto a dicembre, quando aveva chiesto ai costruttori di realizzare auto più efficienti e perciò meno impattanti con l’ambiente.

Sarà quindi compito delle Case costruire, fino al 2026, veicoli che percorrono 40 miglia per ogni gallone di benzina consumato (64,3 chilometri ogni 3,8 litri, pari a quasi 17 km/litro), contro le 32 miglia (51,5 km) decise dall’amministrazione Trump. E ora è in arrivo la seconda tranche.

Verrà presentata entro marzo e varrà dal 2027 al 2030, per coprire gli anni che porteranno alla fine del decennio. Finora, nessuna specificazione sugli standard. E da noi? Lo stesso Fit for 55 prevede una tappa intermedia al 2025, quando le emissioni dovrebbero scendere secondo la proposta del 15%: un obiettivo che sembra più preciso di quello oltreoceano.

Exhaust gases being emitted from an older diesel car

Lunga vita agli incentivi

Come se non bastasse, i cittadini americani saranno chiamati alle urne a novembre, per le elezioni di medio termine al Congresso. L’appuntamento minaccia cattive notizie per l'auto elettrica, perché i sondaggi danno per favoriti i repubblicani, più scettici sugli incentivi alle full electric.

Qui dobbiamo però aprire una parentesi. In America, i costruttori possono applicare uno sconto di 7.500 dollari sui veicoli alla spina che vendono, ma solo fino a quando non raggiungono le 200.000 immatricolazioni. Superata questa soglia, il bonus si riduce nei trimestri successivi: prima del 50% e poi del 25%.

Un limite che le Case vorrebbero rimpiazzare con qualcosa di più generico e meno stringente, che abbia pazienza e aspetti la crescita del mercato, altrimenti le vendite diminuiranno. Ecco perché i ceo di Ford, General Motors, Stellantis e Toyota hanno scritto una lettera al Congresso, lanciando un appello in vista del voto di autunno, nella speranza che gli incentivi abbiano vita più lunga.

Perciò, con la Cina che ha già investito 100 miliardi di yuan (14,1 miliardi di euro) dal 2009 alla fine del 2021 e l’Europa che vuole mettere al bando i motori tradizionali, il rischio per l’industria a stelle e strisce è che Pechino e il Vecchio Continente si allontanino sempre di più.