Uno degli impegni principali sul tema dell’auto elettrica riguarda il riciclo delle batterie. Le Case automobilistiche e le aziende specializzate sono riuscite a mettere a punto sistemi di recupero di metalli e terre rare che già in molti casi superano il 90-95% del totale.

L'obiettivo quindi ora è quello di rendere sempre più efficienti i metodi individuati fino ad oggi, oltre a trovarne di nuovi. Una curiosità novità in questo senso arriva dall’Università di Toronto, con uno studio secondo cui il riciclo delle batterie potrebbe essere effettuato con processi simili a quelli utilizzati per estrarre la caffeina dai chicchi di caffè.

Il fluido supercritico

I metodi derivati dall’industria alimentare sperimentati dai ricercatori canadesi hanno un duplice vantaggio: necessitano di una minor quantità di sostanze chimiche e producono meno scarti.

Il processo utilizzato all’Università di Toronto, nel dettaglio, si chiama “estrazione del fluido supercritico”. Si differenzia dai approcci tradizionali come la pirometallurgia e la idrometallurgia perché, a differenza di questi, che sfruttano il calore o soluzioni acide o basiche a base di acqua, è molto meno energivoro e non produce acque reflue da trattare prima dello smaltimento.

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“Di solito ottenere i metalli da batterie esauste richiede parecchia energia – afferma Jaikai Zhang, dottorando in ingegneria chimica e chimica applicata, autore principale dello studio – Invece, con l’estrazione di liquidi supercritici si può sostituire della semplice anidride carbonica ai solventi che vengono usati di solito”.

Il segreto dell’anidride carbonica

L’anidride carbonica usata in grandi quantità può risultare pericolosa, ma è molto meno difficile da trattare delle sostanze chimiche utilizzate nei processi di pirometallurgia o idrometallurgia. “Inoltre – aggiunge Gisele Azimi, professoressa di scienza e ingegneria dei materiali, di ingegneria chimica e di chimica applicata – l’anidride carbonica è presente in natura in grandi quantità e a un prezzo contenuto. È facile da maneggiare, perché inerte, e anche da riciclare”.

I nuovi metodi di riciclo delle batterie derivati dall’estrazione della caffeina sono ancora in fase di test, ma si stanno avviando verso la messa a punto necessaria per la commercializzazione. “Crediamo davvero nel successo di questo processo – prosegue la professoressa Azimi – e il nostro prossimo obiettivo è quello di trovare un partner per costruire impianti di riciclaggio su scala industriale”.

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