Almeno una stazione di ricarica ogni 60 chilometri di strade principali entro fine 2025: come sappiamo è questo l’obiettivo principale della nuova Dafi, la normativa Ue sui carburanti alternativi, in revisione all’Europarlamento dopo la proposta di aggiornamento della Commissione europea. Sembra però che gli eurodeputati stavolta non vogliano limitarsi a definire un target.

Stando al quotidiano tedesco Spiegel, l’altra idea è di accompagnare la previsione a un sistema di sanzioni, da applicare agli Stati in ritardo con l’infrastrutturazione. Una mossa ritenuta necessaria, perché i precedenti insegnano quanto sia importante usare il "pugno duro" per superare barriere il più delle volte meramente burocratiche.

Più rigore

In base al testo attualmente in vigore, sarebbero dovuti essere 677.000 gli hub di ricarica presenti nel Vecchio Continente alla fine del 2020. Il bilancio parla invece di 377.000 installati finora: ben 300.000 in meno. Come mai?

Colonnine di ricarica elettrica Giulio Barbieri

Il relatore della nuova Dafi, Ismail Ertug, spiega che alcuni Stati membri “non hanno semplicemente presentato i piani strategici nazionali”. La commissione Trasporti al Parlamento Ue ha perciò fissato una data di scadenza al 2024 e, per non incorrere negli stessi errori del passato, avrebbe anche ipotizzato un meccanismo di multe. L'unico modo forse per scardinare i ritardi nel permitting e nelle approvazioni dei progetti, che impediscono alle aziende di concretizzare tutti gli investimenti che pure sono pronte a mettere a terra.

1.000 euro a colonnina

Si parla di 1.000 euro contro i Paesi Ue per ogni colonnina prevista non installata e di sanzioni contro gli operatori che non garantiscono tutti i servizi del caso e non effettuano una manutenzione “adeguata”. Certo, bisognerebbe specificare cosa si intende per “adeguata”, ma Ertug è sicuro che queste iniziative impediranno ai Paesi di “ritardare ancora la crescita con l’inazione”.

I prossimi passi prevedono che il testo sbarchi questo mese nella plenaria all’Europarlamento e poi, se approvato, al Consiglio dell’Unione europea. Seguiranno il trilogo e l’eventuale recepimento in tutti gli Stati membri, come per lo stop a benzina e diesel dal 2035. Ma l’Ue lancia un messaggio forte e chiaro: sull’elettrificazione non sono più ammessi ritardi.