Le batterie fatte con la carta straccia. È questa la scoperta dei ricercatori della NTU, la Nanyang Technological University con sede a Singapore, che attraverso un processo di carbonizzazione della carta sono riusciti a ricavare carbonio puro da usare per l'anodo per batterie ricaricabili.
Esponendo la carta a temperature elevatissime, si riesce a ridurla a carbonio, vapore acqueo e oli che possono essere usati a loro volta per la produzione di biocarburanti. Il processo, che avviene in assenza di ossigeno, produce anche quantità trascurabili di CO2 e può essere usato anche come semplice sistema di smaltimento della carta al posto del classico incenerimento.
Ottime prestazioni
Tornando alla questione del carbonio ricavato dagli ingegneri della NTU, questo è adatto alla realizzazione di anodi con caratteristiche elettrochimiche di tutto rispetto. I test di laboratorio hanno dimostrato una resistenza di almeno 1.200 cicli di carica e scarica e una maggiore capacità di sopportare lo stress fisico dovuto all’assorbimento dell’energia.
Gli anodi ricavati dalla carta hanno anche un secondo vantaggio. Sono molto meno costosi da produrre. E se si pensa che questo elemento pesa fino al 15% del costo totale di una batteria, si capisce che realizzarne uno con materiali di scarto può influire in modo rilevante.
Il problema della carta
La ricerca si sposa con la filosofia dell’università di Nanyang, che nel suo piano strategico NTU 2025 ha intenzione di lavorare per ridurre l’impatto ambientale in numerosi ambiti dell’attività umana. La carta, secondo alcuni studi effettuati dall’istituto, influisce enormemente sul surriscaldamento globale.
Il professor Lai Changquan, che ha guidato il progetto, ha dichiarato: "La carta è utilizzata in molti aspetti della nostra vita quotidiana, dalle confezioni regalo a una miriade di usi industriali come imballaggi pesanti, involucri protettivi e riempimento di vuoti nell'edilizia, ma si fa poco per gestirli quando vengono smaltiti. Di solito si usa l'incenerimento".
"Dare alla carta un'altra prospettiva di vita, incanalandola nella crescente necessità di dispositivi come veicoli elettrici e smartphone, non solo aiuterebbe a ridurre le emissioni di carbonio, ma ridurrebbe anche la dipendenza dai metodi minerari e industriali pesanti", ha concluso.
Il team di ricerca ha depositato un brevetto presso NTUitive, la società di innovazione e impresa di NTU. Stanno anche lavorando per commercializzare la loro invenzione.