Sono 21.255 i punti di ricarica che sorgeranno in Italia entro il 2025, grazie ai 741 milioni di euro del Pnrr. O meglio, lo farebbero, se non ci fosse il rischio che, alla fine, le colonnine siano molte, molte meno. A lanciare l’allarme è Motus-E, che parla di “incompatibilità tra le tempistiche indicate nei decreti attuativi e le note lungaggini autorizzative con cui gli operatori del settore si misurano quotidianamente”.
“Le scadenze indicate per la presentazione dei progetti – entra nei dettagli Francesco Naso, segretario generale dell’associazione – sono inconciliabili con i tempi necessari per il via libera alle infrastrutture da parte delle amministrazioni locali. Senza una modifica urgente o la creazione di una ‘fast track’ autorizzativa, potrebbe essere letteralmente impossibile usare i fondi a disposizione”.
Intervenire subito
Insomma, c’è il pericolo di un grosso pasticcio burocratico, che porterebbe alla perdita di “un’occasione irripetibile”, perché “la somma a disposizione contribuirebbe a realizzare nella Penisola una rete di ricarica ad alta potenza tra le più capillari d’Europa, alimentando lo sviluppo di nuove filiere nazionali e la creazione di posti di lavoro”.

Colonnine di ricarica elettrica
Come uscire da questa impasse? Rimboccandosi subito le maniche: “Il tempo a disposizione per intervenire è poco – aggiunge Naso –, ma l’esecutivo ha tutti gli strumenti e le competenze per risolvere il problema e garantire un utilizzo efficace delle risorse messe a disposizione dalla Commissione Ue”. La stessa Motus-E è “a completa disposizione per ragionare subito su una soluzione insieme ai ministeri e agli enti coinvolti”.
Non solo benzinai
E non è tutto. Altra questione su cui l’associazione si batte da tempo riguarda le location che ospiteranno le colonnine. Le regole premiano infatti le stazioni carburanti, ma l’approccio sarebbe “disallineato rispetto alle reali esigenze degli automobilisti”. Così non va bene, almeno secondo Motus-E.
“Chi guida un’auto elettrica sa bene che il suo utilizzo presuppone delle routine diverse dal passato”, fa notare Naso. “Tralasciando quelle domestiche, spesso durante le ricariche si fa altro, sfruttando le colonnine situate nei parcheggi presso gli uffici, le attività commerciali o quelle ludiche. Rimanere fermi in un benzinaio, generalmente sprovvisto di attività non-oil, non è sicuramente la soluzione migliore e più sicura per gli utenti, specialmente se il distributore si trova in zone isolate”.
L’appello finale è a “un intervento mirato del Governo”, che consenta “di avviare le gare in modo efficiente e nei tempi prestabiliti, scongiurando una dispersione di risorse che il Paese di certo non può permettersi”.