Che futuro hanno le batterie calcio-zolfo? Non lo sappiamo, ma con i 3 milioni stanziati dal Ministero federale tedesco dell’Istruzione e della Ricerca, probabilmente gli ingegneri dell’Università di Stoccarda (DLR) lo scopriranno presto.

Grazie ai fondi ricevuti, infatti, lavoreranno proprio sulla messa a punto di questo tipo di accumulatori, che potrebbero rappresentare una valida alternativa ai classici tipi agli ioni di litio. Ma perché tanto interesse?

Devono durare di più

Il progetto CaSino - questo il nome dello studio - è condotto da un consorzio di cinque istituti di ricerca, due società industriali e un comitato composto da una serie di realtà industriali. Nasce dalla considerazione fatta dall’università di Stoccarda riguardo al fatto che il calcio, come il litio, ha un’elevata capacità di accumulo e di tensione in una cella, ma rispetto proprio al litio, è molto più abbondante in natura. Oltre che essere molto meno costoso e più sicuro in caso di corto circuito, essendo meno soggetto a prendere fuoco.

Processi minerari al litio

Un sito di estrazione di litio

Tutto ottimo, se non fosse che nella batteria al calcio-zolfo riguarda gli strati superficiali: a contatto con l’aria, l’umidità o addirittura con l’elettrolita utilizzato nella batteria stessa, possono ossidarsi, rallentando o impedendo il passaggio degli ioni.

Tradotto: le batterie calcio-zolfo, al momento, soffrono di veloce deterioramento e hanno vita breve

Il nodo dell'elettrolita

Però, alla DLR Stuttgart, si sta lavorando per trovare un’elettrolita compatibile, che non consenta cioè l’ossidazione. Questo l’obiettivo primario. Poi, a latere, si cercherà anche di migliorare altri aspetti di questo tipo di celle, come ad esempio la densità energetica. Anche questa caratteristica è legata, come quella dell’elettrolita, allo studio di materiali innovativi.

In questo senso, è sempre dalla Germania che arrivano le notizie più confortanti. Il Karlsruhe Institute of Technology, infatti, ha realizzato un elettrolita sperimentale che sembra dare buoni risultati con gli accumulatori calcio-zolfo. Ma la ricerca è ancora agli inizi.