Tesla si muove per le batterie: non solo di domani, ma anche di oggi. Negli Stati Uniti, infatti, sarebbero iniziate le vendite delle prime Model Y equipaggiate con gli attesissimi accumulatori 4680.

Costruiti con una tecnologia brevettata e dotati di densità energetica e potenza delle celle superiore, promettono di abbattere costi e tempi di produzione. E non sono l’unico asso nella manica del Costruttore americano. Vediamo con ordine.

È l’ora delle 4680?

Da pochi giorni, sul configuratore americano di Tesla è comparsa una versione base della Model Y (non identificata, quindi, coi nomi “Long Range” e “Performance”) con doppio motore elettrico e trazione integrale.

Secondo la stampa americana, questa variante da 49.990 dollari potrebbe montare le batterie 4680 prodotte nella Gigafactory di Austin, in Texas. 

Si tratterebbe di una prima volta assoluta, se si considera che questa versione è stata resa disponibile negli scorsi mesi solo ai dipendenti Tesla e, successivamente, ai residenti di Austin. Ora tutti gli americani avrebbero accesso a questa tecnologia, che presto potrebbe espandersi al mercato globale.

Focus sulle LFP

Oltre alle 4680, Tesla sarebbe fortemente interessata alle batterie LFP (litio-ferro-fosfato), un tipo di soluzione in mano principalmente alle aziende cinesi. Stando a quando dichiarato dallo stesso Elon Musk, queste batterie saranno utilizzate per il “Semi Light”, una versione con autonomia “ridotta” del camion elettrico.

Foto aggiornate di Tesla Semi

Tesla Semi

Foto - Tesla Model 2, il render di Motor1.com

Tesla Model 2, il render di Motor1.com

L’idea di Tesla sarebbe di proporre un’alternativa più economica capace di percorrere circa 450 km con un “pieno” di corrente contro i quasi 800 km delle varianti tradizionali. Inoltre, le LFP potrebbero finire anche in future versioni da 53 kWh di Model 3 e Model Y (e affiancare le attuali 75 kWh), che potrebbero montare lo stesso pacco batterie della Model 2, la baby Tesla da 25.000 dollari.

Questo consentirebbe al brand statunitense di rendere ancora più agguerrita la “guerra dei prezzi” in tutto il mondo.