Da Tesla a CATL, dalla guerra dei prezzi dell’auto elettrica a quella sui costi delle batterie. A lanciare il guanto di sfida stavolta è il colosso cinese degli accumulatori, che mostra i muscoli ai competitor in patria incapaci di rispondere a una quota di mercato globale pari al 37%.

È infatti da qualche settimana che il gigante orientale offre sconti sui prodotti a un ristretto numero di clienti. Quali? Stando alle informazioni raccolte dalla Reuters, si tratterebbe di Nio e Zeekr. Non si conoscono altri nomi, ma una cosa sembra certa: la mossa dell’azienda sta facendo molto rumore in Cina e potrebbe avere conseguenze anche dalle nostre parti.

Merito del litio

Prima di analizzare gli effetti della strategia CATL, bisogna però fare un passo indietro e rispondere alla domanda: come mai questa tattica? A quanto pare, i tagli sarebbero figli del calo dei prezzi del litio, protagonista l’anno scorso di una galoppata verso l’alto, ma ora tornato a livelli economicamente più sostenibili. La discesa dipenderebbe a sua volta dal calo della domanda di auto elettriche, dovuta alla scomparsa degli incentivi all’ombra della Grande Muraglia.

La batteria Qilin di CATL

La batteria Qilin di CATL

Il colosso cinese può così farsi forte e porre condizioni molto stringenti a chi accetta le offerte: si parla di vincolare buona parte degli approvvigionamenti di materie prime alle forniture di CATL. In alcuni casi, si arriva persino all’80%. Qualche Costruttore sta provando a rinegoziare i contratti, ma i margini di manovra sono piuttosto ridotti.

E in Occidente

Intanto, la concorrenza del gigante orientale prova a fare le sue contromosse. Come Svolt, che ha un accordo per garantire le batterie a Li Auto per il Suv L7. Oppure Sunwooda, in rapporti con Xpeng. Dal canto suo, Nio pianifica una Gigafactory di accumulatori capace di alimentare 400.000 veicoli elettrici all’anno.

In ogni caso, nessuno conferma le voci, per ora. Interrogati sempre dalla Reuters, né CATL, né le Case coinvolte nell’affare commentano le indiscrezioni. Ma gli analisti sono sicuri: “Credo si tratti di una guerra dei prezzi”. Parola di Caspar Rawles, chief data officer di Benchmark Mineral Intelligence.

E cosa succederebbe se l’azienda offrisse tagli anche ai clienti occidentali, come BMW, Ford, Tesla e Volkswagen? Il conflitto si sposterebbe anche da noi e i costi della mobilità sostenibile si ridurrebbero?