Ah, le batterie 4680: croce e delizia per Tesla. La Casa americana conta di fare un grosso passo avanti in termini di costi e prestazioni, ma non riesce ancora a realizzarle su larga scala. Adesso, per ottimizzare ulteriormente la loro costruzione, si è dato il via alla sperimentazione di un nuovo processo produttivo che sfrutta il rivestimento a secco degli elettrodi.

Il metodo era stato progettato dagli ingegneri della Maxwell Technologies, azienda che Tesla aveva acquistato nel 2019 e che poi ha venduto nell’estate del 2021 a UCAP Power.

Meno tempo e meno costi

Il rivestimento a secco degli elettrodi sostituisce una fase tradizionale e complicata della produzione di batterie: quella che prevede il rivestimento della lamina dell'elettrodo con un impasto chimico umido.

Tesla 4680 batterie batterie e pacco

Un pacco batteria Tesla con celle 4680 e architettura cell-to-pack

Il metodo utilizzato normalmente necessita però di una lunga fase di asciugatura prima dell'assemblaggio finale. Inoltre, i solventi utilizzati nell'impasto, spesso molto dannosi per l’ambiente, devono essere recuperati e smaltiti correttamente.

Il rivestimento a secco di Tesla, invece, permetterebbe di ridurre drasticamente il numero di operazioni, i costi, il consumo energetico e il tempo del ciclo di produzione delle batterie, aumentando al contempo la densità energetica e la potenza delle celle.

Problemi, problemi

Peccato però che riguardo a questa tecnologia si sia ancora alla fase prototipale. Tesla, infatti, sta faticando ad avviare la produzione ed è in ritardo sulla tabella di marcia. Ha festeggiato qualche tempo fa il traguardo del milione di celle prodotte.

Per correre ai ripari Elon Musk si sarebbe messo in contatto con una serie di società asiatiche per risolvere le criticità ancora presenti. Ci sarebbero le cinesi Ningbo Ronbay New Energy e Suzhou Dongshan Precision Manufacturing, incaricate di trovare un modo per ridurre i prezzi dei materiali, e la coreana L&F Co, chiamata a rifornire la Casa di catodi ad alto contenuto di nichel, che potrebbero aumentare la densità energetica degli accumulatori.

Fotogallery: Le batterie 4680 di Tesla