È il 1887 a Baltimora, nel Maryland, Stati Uniti. Vicino al porto della città si stanno aprendo i cancelli della Bethlehem Steel, azienda destinata, negli anni ’50, a diventare il più grande produttore di acciaio al mondo, con circa 30.000 lavoratori.
Un salto nel tempo e arriviamo al 2012, quando lo stabilimento non resiste al crollo dell’industria siderurgica statunitense e la società va in bancarotta. I battenti si chiudono, in attesa forse di un’altra chance. Possibilità che arriva solo ora, grazie alla transizione ecologica.
Nuovi posti di lavoro
La Bethlehem Steel sta infatti per rinascere come Sparrows Point Steel e, al posto dell’acciaio, produrrà turbine eoliche offshore. A dare vita all’operazione è il dipartimento per i Trasporti marittimi degli Stati Uniti, con 47,4 milioni di dollari finanziati da una serie di programmi federali.
“Attraverso l’Infrastructure Investment and Jobs Act e l’Inflation Reduction Act – scrivono sei parlamentari democratici locali – stiamo riportando posti di lavoro nel settore manifatturiero negli Stati Uniti e nel Maryland. Questo investimento contribuirà a rendere Baltimora un polo produttivo competitivo per l’energia eolica offshore e una destinazione privilegiata per l’energia pulita crescita”.
Attesa dal 2021
La vecchia fabbrica viene quindi rilevata dalla US Wind, player della zona che gestisce già due parchi eolici offshore nel Maryland: il MarWind, da 300 MW, e il Momentum Wind, da 800 MW. L’annuncio sul progetto Sparrows Point Steel, che coprirà 90 acri di superficie (oltre 4.000 metri quadrati), era stato dato nel 2021. E ora si prepara a diventare realtà.
Fonte: Electrek