Northvolt si è presentata agli investitori con un progetto ambizioso: affermarsi come azienda leader nella produzione di batterie in Europa. La strategia è sembrata vincente e l’azienda ha raccolto 20 miliardi di euro tra finanziamenti e sovvenzioni pubbliche.
Dopo un avvio promettente, ora la mobilità elettrica sta rallentando e Northvolt deve fare i conti con uno scenario mutato. E il suo piano di espansione sembra dover rallentare forzatamente. Ma cosa sta succedendo?
Meglio fare poche cose alla volta
È di pochi giorni fa la notizia che Northvolt abbia deciso di chiudere il proprio centro di ricerca e sviluppo in California. Le attività saranno portate avanti in patria, da un team che lavora in una struttura in Svezia. Il centro era stato aperto solo tre anni fa ed era passato da 25 a 200 dipendenti per lo sviluppo di batterie al litio metallico. Purtroppo tutti i lavoratori saranno licenziati.
Ma quella californiana è solo l’ultima di una serie di tegole cadute sull’azienda scandinava fondata da due manager che si sono formati in Tesla e che circa 8 anni fa hanno deciso di intraprendere questa avventura.
Volvo e Northvolt insieme per un centro di ricerca sulle batterie
A luglio, infatti, Peter Carlsson, ceo di Northvolt, ha ammesso che le attività dell’azienda si sarebbero concentrate da lì in avanti sulla messa a punto della fabbrica green di Skelleftea e che, visti i bilanci scricchiolanti (rispetto all’anno scorso la perdita operativa è più che triplicata e ammonta ora a circa un miliardo di euro), altre attività messe a calendario sarebbero state sospese.
BMW, Scania e Volswagen non sono contente
La decisione è stata presa a seguito della decisione di BMW di annullare un ordine di celle del valore di 2 miliardi di euro. Non si conoscono i motivi precisi per cui la Casa di Monaco ha compiuto questo clamoroso dietrofront, ma anche Scania e Volkswagen si sono lamentate della lentezza con cui Northvolt effettua le consegne. È anche vero che Scania ha fatto sapere che, per quanto i problemi non siano ancora del tutto risolti, la situazione sta migliorando.
Matti Kataja, portavoce dell’azienda, ha dichiarato a Bloomberg che l’episodio con BMW non mina la solidità di Northvolt, che grazie ad altri contratti miliardari in essere sarà in grado di assorbire la perdita.
Però la situazione è complicata anche per altri motivi. A parte il guasto che ha interessato lo stabilimento di Skelleftea e che ha messo a rischio la sicurezza di 3.500 dipendenti a causa di una perdita di ammoniaca che sembra poi essere stata domata senza conseguenze, l’azienda ha perso sia il cfo sia il presidente, due figure chiave che avrebbero dovuto condurre Northvolt all’esordio in Borsa.