“State in guardia”. Forse non saranno esattamente queste le parole pronunciate, ma è così che il ministero del Commercio cinese invita le Case locali a serrare i ranghi contro i Paesi ostili (o presunti tali).

L’allerta arriva durante un incontro di inizio luglio (del quale l’agenzia Reuters rivela solo ora i dettagli) dove Pechino avvisa i costruttori dei possibili rischi derivanti da investimenti all’estero, soprattutto in India, Russia e Turchia.

E l’Europa? Meglio evitarla, così come la Tailandia, anche se i pericoli nel costruire fabbriche di auto in quelle regioni sembrano minori rispetto ad altre zone. Ulteriore consiglio è quello di utilizzare impianti in terra straniera solo per l’assemblaggio finale dei veicoli ed evitare problemi in caso di tensioni geopolitiche.

A caccia di location per fabbriche

Il monito della Cina arriva proprio mentre alcuni marchi cercano di espandere il business nel Vecchio Continente andando a caccia di location adatte a ospitare nuove fabbriche. Come Geely, che – riferisce il vicepresidente Li Chuanhai – sta studiando con attenzione la nuova possibile casa, anche se non si è ancora impegnata al 100%. Una meta potrebbe essere la Polonia, ma rimane tutto da definire.

La OMODA 5 mostrata in anteprima a Wuhu

Interni della Omoda 5

Anche Chery valuta se dirottare fondi – ed eventualmente quanti – oltre i confini nazionali. L’obiettivo di tutti è aumentare gli affari all’estero, che in patria faticano a causa della crisi da sovrapproduzione.

Capitolo dazi

Europa, Stati Uniti e Canada rispondono però con dazi aggiuntivi sulle importazioni, tanto che il ministro del Commercio cinese Wang Wentao volerà a Bruxelles il 19 settembre prossimo per incontrare Valdis Dombrovskis, vicepresidente della Commissione dell’Ue, e riaprire i dialoghi contro le nuove tasse.