Quando si rimane a secco con un'auto a benzina – o a gasolio – la soluzione è facile: si chiama il carro attrezzi e ci si fa portare al distributore più vicino. Oppure, alla meglio, si chiama un amico che va a riempire una tanica e ci viene in soccorso. Insomma, a meno che non vi capiti di rimanere a piedi sul cucuzzolo di una montagna o al'ora del pranzo di Natale, con un po' di pazienza si riparte.
La questione della doppia batteria
Ma cosa succede quando si guida un'auto elettrica e si resta con la batteria completamente scarica? Vediamolo, facendo una precisazione iniziale. Le auto elettriche, oltre al pacco batterie agli ioni di litio che alimentano il motore (o i motori elettrici), sono dotate generalmente anche di una normale batteria a 12 Volt che svolge le stesse funzioni di quella, equivalente, presente su tutte le auto ad alimentazione tradizionale: dà energia all'impianto luci, alla radio e al sistema di avviamento.
Così, se a rimanere a terra è quella batteria, anche con l'altra carica, un'auto a zero emissioni non si accende. Ma la batteria a 12 Volt si ricarica con i cavi, come noto, e il problema, che in effetti è remoto, si aggira facilmente.
La riserva della riserva
Quando si arriva allo 0% della batteria per autotrazione il discorso cambia. Ogni Casa ha una propria filosofia al riguardo. Ci sono quelle auto elettriche che quando arrivano a zero hanno realmente esaurito tutta l'energia disponibile e ci sono quelle che, anche se indicano di aver raggiunto lo 0%, mantengono una riserva d'emergenza. Possono percorrere un paio di chilometri in più, giusto per permettere di mettere l'auto in sicurezza.
Tutte, generalmente, all'avvicinarsi dell'esaurimento, tendono a preservare al massimo l'autonomia inserendo in automatico una modalità che penalizza le prestazioni in favore delle percorrenze.
Meglio il carro attrezzi
E una volta fermi? Che si fa? Si chiama l'assistenza. Possibilmente una società di soccorso stradale dotate di mezzi in grado di sollevare completamente l'auto e trasportarla su un pianale. Questo l'optimum per raggiungere una colonnina di ricarica. Altrimenti, inserendo la folle e rilasciando il freno a mano (generalmente elettrico), si può anche farsi trainare, ma solo per brevi distanze. Arrivati ad un punto di ricarica, si procede a fare il pieno d'energia come sempre, perché l'auto non ha subito nessun tipo di danno.
In definitiva, restare senza carburante o con le batterie scariche è, più o meno, la stessa cosa. Solo che con un'auto a zero emissioni ci vuole qualche accortezza in più e, una volta trovato un punto di ricarica, si deve passare un po' di tempo attaccati alla spina (qui un articolo sui tempi di ricarica).
Un'ipotesi abbastanza remota
È altrettanto vero, però, che quando si è al volante di una vettura a zero emissioni, attraverso computer di bordo e sistema di infotainment si monitora in continuazione stato delle batterie, sfruttamento del sistema e autonomia residua, dialogando in un certo senso con l'auto, che suggerisce percorsi alternativi, stazioni di ricarica e soste programmate. Insomma, per restare a secco, bisogna mettersi abbastanza d'impegno.