In Europa, al momento, ci sono 185.000 colonnine pubbliche. Un numero considerato sufficiente dalla ONG ambientalista Transport & Environment (T&E) per l'attuale parco elettrico circolante, ma che dovrà allargarsi esponenzialmente per rispondere alla crescita attesa delle EV.
In particolare, secondo T&E, la rete di ricarica dovrà aumentare di 15 volte per stare al passo delle 44 milioni di auto elettriche che nel 2030 dovranno circolare nel Vecchio Continente per centrare il principale target ambientale Ue: la neutralità climatica al 2050. E le auto termiche? L'ultima, taglia corto la ONG, dovrebbe essere venduta nel 2035.
Servono 20 miliardi di euro
Per creare 3 milioni di colonnine serve un investimento di 20 miliardi di euro nei prossimi 11 anni, che equivalgono a 1,8 miliardi di euro all’anno da qui al 2030: una spesa consistente, ma che rappresenta solo il 3% di quanto si spende ogni anno in Europa per le infrastrutture legate alle strade.
Stando all’analisi pubblicata da T&E, l’espansione della rete di colonnine di ricarica rappresenta una grande opportunità di business e potrebbe essere sostenuta anche dai fondi di 1.000 miliardi di euro che nel prossimo decennio saranno spesi nell’ambito del Green Deal Europeo a sostegno di iniziative ecosostenibili.

Tra ricarica pubblica e ricarica privata
Le colonnine private, siano esse domestiche o sul luogo di lavoro, dovranno rappresentare il 20-30% del totale. Questo perché permetteranno alla mobilità elettrica di diffondersi anche in zone periferiche e meno densamente popolate. Secondo Lucien Mathieu, analista di T&E per la mobilità elettrica, “il Green Deal potrà essere rispettato soltanto sviluppando un’infrastruttura a zero emissioni. Questo significa investire sulla rete di colonnine di ricarica, sia privata sia pubblica, e smettere di costruire pompe di benzina”.
Intanto l’UE è in procinto di revisionare la direttiva sulle infrastrutture per i carburanti alternativi (nota come DAFI) per continuare sostenere il passaggio dalla mobilità tradizionale alla e-mobility. Il raggiungimento di obiettivi ambiziosi in questo senso, evidenzia T&E, permetterà all’Europa di creare anche nuovi posti di lavoro nel settore della realizzazione, gestione e manutenzione della rete di colonnine di ricarica, con ricadute positive a livello economico e occupazionale.

Nel 2035 la fine dei motori termici
In Europa, sottolinea Transport & Environment, il settore dei trasporti rappresenta il problema climatico più grande e da solo è responsabile del 27% delle emissioni totali di gas serra. Le auto, all’interno del settore trasporti, pesano per il 44% delle emissioni di CO2. Per rispettare gli obiettivi del Green Deal, la ONG fa notare quindi che il 40% delle vetture nuove da qui al 2030 dovrà essere elettrico, mentre entro il 2035 dovrebbe essere venduta l’ultima auto con motore a combustione.