Il governo inglese aveva detto lo scorso anno di voler vietare la vendita di auto ad alimentazione tradizionale entro il 2040, poi entro il 2035. Di per sé, già una presa di posizione forte. Ora però l'intenzione sarebbe di anticipare ancora i tempi e di non voler andare oltre il 2032.

Lo ha detto il responsabile dei trasporti britannico Grant Shapps in un’intervista alla BBC, ribadendo che in ogni caso non si vuole andare oltre il 2035.

Niente più ICE, né ibride

Le dichiarazioni di Shapps hanno fatto ancor più scalpore perché, a suo dire, lo stop alle vendite di auto inquinanti atteso da qui a 12 o 15 anni al massimo non riguarderà solo i modelli ICE (Internal Combusion Engine) ma anche ibride e ibride plug-in

Si tratterebbe di una presa di posizione necessaria per arrivare a raggiungere l’obiettivo fissato da Boris Johnson, che durante il summit sul clima COP26 ha confermato di voler rendere la Gran Bretagna “carbon neutral” entro il 2050. E lato infrastrutture si sta già facendo molto, con i punti di ricarica che in UK hanno doppiato i distributori di benzina

Evening traffic on the M1 motorway in Watford UK

Lo sgomento delle associazioni dei costruttori

Di fronte a politiche così intransigenti, l’associazione dei commercianti e produttori di auto inglese (la Society of Motor Manufacturers and Traders) non ha tardato a reagire.

“Ci sono 60 PHEV sul mercato, e altre 34 arriveranno entro la fine dell’anno – ha detto Mile Hawes, a capo dell’associazione – L’industria automobilistica sta facendo enormi sforzi per accelerare il passaggio ad una mobilità più ecologica, ma non ci sono le risorse per raggiungere certi risultati in tempi così brevi”.

Due miliardi per le auto a zero emissioni

Il governo ha ascoltato le argomentazioni dei rappresentati di settore e si è detto pronto a collaborare con tutti i comparti industriali al fine di trovare soluzioni che accelerino il passaggio ad un sistema produttivo a impatto ambientale nullo e si dice disposto a investire 1,5 miliardi di sterline (poco meno di 2 miliardi di euro) a sostegno della diffusione delle auto a zero emissioni.

Le Case automobilistiche, però, hanno ribadito che una rivoluzione così repentina del trasporto privato metterebbe a rischio migliaia di posti di lavoro.