Ci sono segnali che più di altri danno il senso di quanto la rivoluzione dell'auto elettrica stia accelerando. Un esempio straordinario è la grandissima apertura alle colonnine di ricarica manifestata oggi dal segretario generale di Assopetroli, Sebastiano Gallitelli, in occasione del lancio dello studio di Motus-E sul futuro dell’infrastruttura di ricarica in Italia.

Già, se finora - a differenza di altri Paesi - le colonnine nei benzinai sono state una rarità, la situazione si appresta ora a cambiare in tempi molto più rapidi del previsto. Vediamo il perché.

Riconversione green

Prima una premessa. Chi è Assopetroli? Assopetroli è l’associazione che riunisce in Italia le piccole e medie imprese che si occupano della logistica e del commercio all’ingrosso dei prodotti petroliferi, nonché gli operatori indipendenti della rete carburanti. Non le grandi compagnie quindi - di cui possono talvolta esporre il marchio - ma i cosiddetti “retisti indipendenti”, che all’atto pratico sono i titolari del 50% delle stazioni di servizio nazionali (circa 11.500).

benzina

Ma torniamo alle colonnine. “La rete carburanti giocherà una partita estremamente importante per lo sviluppo di massa della mobilità elettrica”, spiega sul punto Gallitelli, rilevando che si tratta di un’infrastruttura “che ha le caratteristiche ideali in termini di capillarità e di spazi a disposizione”. Spazi che oltretutto “sono destinati a crescere di pari passo con la contrazione dei consumi di carburante tradizionale”.

Città, autostrade e servizi ad hoc

“In città si può pensare di creare stalli nei distributori dove lasciare l’auto a ricaricare mentre si lavora”, osserva Gallitelli, “ma ancor di più la rete può diventare un asset fondamentale quando si parla dell’ambito extraurbano, dove con le ricariche ultrafast si può ambire a replicare un’esperienza di rifornimento molto vicina a quella delle auto tradizionali”.

Ma c’è anche un’altra caratteristica, di cui abbiamo già parlato in passato, che può rendere i distributori un luogo particolarmente interessante per la ricarica: la possibilità di avere spazi (magari interrati al posto dei vecchi serbatoi) dove situare sistemi di accumulo strategici: per ricaricare ad alta potenza senza pesare sulla rete, che anzi potrebbe beneficiare di storage in grado di stabilizzarla in caso di necessità.

Ancora, Gallitelli ha parlato anche di un’altra prospettiva: fare degli impianti carburanti più strutturati alle porte delle grandi città degli hub dove in questa fase di transizione un automobilista potrebbe lasciare l’auto tradizionale e prendere un’elettrica per muoversi in centro a zero emissioni. Le prospettive, insomma, sono molte, e l’avvio di un dialogo serio su questo non può che essere incoraggiante per tutto il comparto.