A Tremery, in Francia, esiste il più grande stabilimento di produzione di motori diesel al mondo. Ecco: quello stabilimento, di proprietà di PSA (o meglio, adesso di Stellantis), si sta convertendo alla produzione di motori elettrici. È solo un esempio, ma è anche il chiaro segnale di come le Case automobilistiche stiano accelerando sulla transizione energetica.
Il fatto è che le vendite di auto elettriche, che stanno crescendo a buon ritmo su tutti i principali mercati, non hanno ancora raggiunto volumi tali da poter sostituire le auto a gasolio. La fase che stiamo vivendo, insomma, si regge su un equilibrio delicato.
Sempre più elettriche
Guardando al mercato si scopre che in Europa saranno circa 20 i modelli che dal 2021 non saranno più disponibili a gasolio. Si va dalla Volkswagen Polo alla Renault Scenic passando per Nissan Micra e Honda Civic.
La britannica Society of Motor Manufacturers and Traders, ad esempio, afferma che quest’anno sul mercato inglese saranno lanciati 29 nuovi modelli interamente elettrici e 7 modelli plug-in. Invece, per quanto riguarda le alimentazioni tradizionali, non arriveranno più di 26 modelli e di questi solo 14 saranno anche diesel.
La sfida occupazionale
Che le Case abbiano virato verso l’elettrico è chiaro, ma questo cambio di rotta non avverrà senza scossoni. Torniamo alla fabbrica di Tremery. Nel 2020 da quello stabilimento meno del 10% dell’intera produzione ha riguardato motori elettrici. Nel 2021 questa percentuale raddoppierà, portando il sito a 180.000 unità prodotte, ma nel 2025, finita la riconversione industriale, la capacità produttiva toccherà le 900.000 unità.
E la questione occupazionale? Un motore elettrico è composto da circa un quinto dei componenti di un motore termico ed è per questo che per sindacati e azienda sono già al lavoro per salvare tutti e 3.000 i posti di lavoro.
Una sfida che prefigura una più ampia riconversione delle attività nell'industria auto europea, nell'ambito di un processo in cui sarà determinante anche un ruolo di indirizzo chiaro della politica. La Commissione Ue, infatti, ritiene che le nuove competenze richieste dall'industria (si pensi ad esempio alla nascente industria delle batterie) potranno essere in grado di garantire la solidità del settore, ma è evidente che un simile travaso andrà gestito con la massima oculatezza.
Non solo Tremery
La riconversione degli stabilimenti del resto è un processo inevitabile quando si affronta un simile passaggio tecnologico. Restando all’interno del neonato gruppo italo-francese si ricorda come Fiat sia passata dai famosi 1.3 Multijet prodotti a Pratola Serra (AV) e offerti a tutti gli alleati (Ford, Opel e anche Suzuki su tutti) a trasformare Mirafiori in un polo d’eccellenza delle zero emissioni.
Renault, invece, nello stabilimento di Cleon, ha avviato il passaggio dal diesel all’ibrido e all’elettrico con più anticipo ed è più a buon punto. Addirittura, Lionel Anglais, rappresentante sindacale dello stabilimento, ha affermato che se un ex-dipendente tornasse dopo qualche anno di assenza non riconoscerebbe più il suo vecchio posto di lavoro. La transizione energetica è anche questo.