La possibilità di utilizzare pannelli solari per ricaricare la batteria delle auto elettriche fa ancora discutere. C’è chi è scettico, visti gli scarsi risultati a livello di rendimento, e chi ci crede. Certo, con i progressi tecnologici in atto le applicazioni si moltiplicano e le prestazioni crescono. Così, dai primi timidi esperimenti (leggasi Toyota Prius) a vetture come Lightyear One e Aptera di strada se ne è già fatta molta.

In mezzo ci sono anche esperimenti più “artigianali” che però, a quanto pare, danno ottimi risultati. Prendiamo il caso del proprietario di una Tesla Model 3 che ha aggiunto un impianto fotovoltaico di tipo "artigianale" alla propria auto.

6 km all’ora

Ora, l’autore dell’esperimento è il primo a sconsigliare la spesa, visto che i soldi necessari per costruire un impianto solare analogo per la propria auto elettrica sono superiori alla resta, ma l’esperimento ha il valore (non da poco) di dimostrare il potenziale di questa tecnologia.

C’è anche da dire che, visto l’impianto, questo non può certo essere utilizzato in movimento. Può altresì tornare utile in caso di emergenza – si pensi al fatto che si resti a secco di elettroni prima di raggiungere una colonnina – o se si tiene ferma l’auto a lungo, magari perché si va in campeggio o a fare un weekend in una casa dove non si ha accesso a wallbox o prese di corrente comode. Infatti, il sistema riesce a caricare circa 6 km ogni ora, a 120 Volt, esattamente come attraverso un impianto casalingo americano.

Dall’Italia le celle flessibili

L’esperimento mostrato dal canale YouTube The Tech of Tech utilizza pannelli solari “convenzionali”. C’è però da dire che da più parti si stanno mettendo a punto celle fotovoltaiche di nuova generazione che sono flessibili e hanno una copertura in plastica anziché vetro. Una volta realizzate saranno più efficienti e meno costose da produrre.

Tra le realtà che stanno lavorando ad un progetto di questo tipo c’è anche il dipartimento di Fisica del Politecnico di Milano, che ha pubblicato il proprio lavoro, svolto in collaborazione con l'Istituto di Fotonica e Nanotecnologie del Consiglio Nazionale delle Ricerche (IFN-CNR), l'Università di Erlangen-Norimberga e l'Imperial College di Londra sulla rivista Nature Communication.

Le celle flessibili, sono realizzate in materiale organico e, dopo 4 anni di lavoro, sono state affinate al punto da avere un'efficienza quasi pari a quelle tradizionali in silicio. Potranno essere usate sulle automobili, ma troveranno numerose altre applicazioni: dagli ombrelloni da spiaggia ai vestiti.