Singapore vuole essere all’avanguardia sulla decarbonizzazione. Nello Stretto di Johor, al largo di Woodlands, sorge infatti un nuovo parco fotovoltaico galleggiante offshore (offshore floating photovoltaic system o anche OFPV) da 5 MW di picco, formato da 13.312 pannelli, 40 inverter e più di 30mila galleggianti.

Secondo le stime, produrrà oltre 6 milioni di kWh di elettricità all’anno, eliminando l’emissione di 4.258 tonnellate di anidride carbonica. Un vero e proprio gigante galleggiante realizzato dal gruppo Sunseap.

Meteo non ti temo

L’OFPV non teme le intemperie, perché è stato progettato con un sistema di ormeggio a tensione costante capace di resistere ai cambiamenti delle condizioni meteorologiche, mantenendo stabili sia la piattaforma che tutte le attrezzature a bordo.

E, per i più curiosi, c’è persino un secondo ponte, dotato di aria condizionata, che funge da centro visitatori. Un’opera non semplice da costruire: la stessa Sunseap ha rivelato che il progetto è stato decisamente più impegnativo rispetto alle installazioni terrestri o sui tetti a causa dell’imprevedibilità del mare aperto, della necessità di evitare rotte marittime e della presenza di cirripedi (un tipo di crostaceo). La realizzazione ha subito anche dei rallentamenti causati dall’emergenza Covid.

Ladri e vandali alla larga

Frank Phuan, co-fondatore e Ceo del gruppo Sunseap, non ha usato mezzi termini nel definire l’opera come “una pietra miliare, perché spazi offshore come il mare, i bacini idrici e i laghi consentono di sfruttare al massimo l’energia solare”. Inoltre “sono luoghi con bassi rischi di vandalismo o furto”.

La speranza è che questo sistema fotovoltaico galleggiante apra la strada alla costruzione di impianti dello stesso tipo in regioni con pochi terreni adatti ad ospitarli, ma che dispongono invece di ampi specchi d’acqua. Da una città-Stato nell’altra parte del mondo, arriva dunque una nuova strategia nell’uso delle fonti rinnovabili.