I bus elettrici costano ancora decisamente di più di quelli tradizionali. Un dato netto, incontrovertibile, che però racconta solo un pezzo della storia. Come osserva Motus-E, infatti, andando oltre il semplice prezzo d’acquisto e considerando l’intera vita del mezzo, un bus a batteria può essere già più conveniente di un veicolo diesel per la pubblica amministrazione.

I calcoli sono contenuti nel vademecum “Autobus elettrici per il trasporto pubblico”, messo a punto dall’associazione per fornire agli enti locali interessati all’elettrificazione uno strumento in grado di supportarli su tutte le implicazioni, tecniche e non.

L'esempio della PA

“La pubblica amministrazione dovrebbe dare il buon esempio”, nota il presidente di Motus-E e a.d. di Enel X, Francesco Venturini, “in Italia il trasporto pubblico conta circa 50.000 veicoli e di questi il 65% ha una classe emissiva minore o uguale all’Euro 4, contribuendo in modo rilevante all’inquinamento”.

Per fronteggiare una situazione che vede il nostro Paese lontanissimo dai competitor europei, il Governo ha creato da tempo un piano strategico per il rinnovo delle flotte, mettendo sul piatto nel medio termine una somma particolarmente importante: quasi 4 miliardi di euro. A cui si aggiungeranno i fondi in arrivo dall’Europa.

Una filiera italiana

“Nonostante questo grande sforzo”, osserva Venturini, “ci sono ancora importanti carenze, anche con basi ideologiche, che stanno frenando l’evoluzione del trasporto pubblico verso le emissioni zero”. E i bus elettrici continuano a rappresentare meno dello 0,6% della flotta operativa lungo la Penisola. Per questo Motus-E è scesa in campo con il vademecum, enfatizzando anche la possibilità di dare vita a una nuova filiera nazionale. Un'opportunità industriale da non sottovalutare, che si innesta nel filone dell'elettrificazione.

Autobus elettrici Enel X

“Come tutti i nostri documenti si tratta di uno strumento aperto al contributo di tutti gli stakeholder”, rimarca il segretario generale dell’associazione, Dino Marcozzi, “noi non vogliamo semplicemente sostituire un parcheggio pieno di auto termiche con uno pieno di auto elettriche, siamo sensibili all’importanza del trasporto pubblico, in particolare, ovviamente, a quello a zero emissioni”.

Oltre il listino

I contenuti del vademecum - disponibile in coda all’articolo in forma integrale - sono stati illustrati ieri dal coordinatore Tecnologia e market intelligence di Motus-E, Francesco Naso, che dopo una dettagliata panoramica sui mezzi e le infrastrutture di ricarica - con potenze che possono andare dai 50 fino addirittura a 600 kW - ha illustrato caso pratico.

Nell’arco di 13 anni, in particolare, una flotta di 100 bus elettrici comporterebbe un risparmio di oltre 3,7 milioni di euro rispetto al diesel, anche considerando la realizzazione delle relative infrastrutture. Peraltro, al netto di una quantificazione economica dei benefici ambientali.

Pubblico e privato insieme

E in ogni caso, secondo Motus-E quella dell’acquisto dei mezzi è già una formula obsoleta per le pubbliche amministrazioni, che dovrà sempre più fare spazio a soluzioni di utilizzo più innovative, in grado di passare il “rischio tecnologico” dagli operatori del Tpl ai produttori. Il noleggio, ad esempio, o lo scorporo in leasing della batteria, in modo da avere una certa flessibilità per seguire l’evoluzione tecnologica su questo versante.

Le idee, insomma, non mancano, e sullo sfondo c’è quella che per Motus-E può essere una rivoluzione decisiva: il partenariato pubblico-privato per il trasporto pubblico, in grado di abbracciare un intero progetto di elettrificazione e non solo la mera sostituzione dei mezzi. Anche perché, chiarisce l’associazione, tra infrastrutture di ricarica, cambio di layout dei depositi, manutenzioni semplificate e formazione di nuove professionalità, il Tpl elettrico è un ecosistema che può offrire importanti possibilità di crescita.

Il vademecum di Motus-E

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