Come secondo produttore europeo di auto, dietro la Germania e davanti alla Francia, la Spagna non vuole scendere dal podio e si prepara a un grande piano di investimenti sulla mobilità elettrica. L’obiettivo è non scivolare dietro ad altri Stati Ue e magari diventare un punto di riferimento per il settore in Europa.
Dei circa 70 miliardi di euro del Pnrr spagnolo in arrivo da Bruxelles, Madrid ne spenderà 13 per la eMobility entro il 2023. Veicoli elettrici, infrastrutture di ricarica e produzione di batterie sono le tre voci segnate sull’agenda.
Il progetto batterie
Col settore automotive che rappresenta il 10% dell’economia, la Spagna non può perdere il treno della ricostruzione post-Covid. L’ha detto esplicitamente Raul Blanco, ministro dell’Industria spagnola: “Abbiamo un obiettivo chiaro. Vogliamo rimanere il secondo produttore di automobili dell’Ue nel 2030, 2040 e 2050, indipendentemente dalla tecnologia disponibile”. Il messaggio è evidente: bisogna investire nella mobilità del futuro. Insomma, in quella elettrica.
Già nei mesi scorsi, Madrid ha lanciato un progetto per promuovere i trasporti a zero emissioni con nuovi impianti produttivi per auto e batterie. Come parte del piano, si prevede la costruzione di uno stabilimento per accumulatori da 40 gigawatt, che Blanco stima possa costare da solo 2,5 miliardi di euro.
Seat in prima linea
L’idea ha scatenato la concorrenza tra le varie Regioni del Paese: la Catalogna, per esempio, ha già offerto terreni e prestiti per mettere le mani su quest’opportunità. Poi, ci sono anche le Case. A marzo, Seat ha stretto un’alleanza con la società energetica Iberdrola per elettrificare in Paese. Insieme stanno ora ideando un piano che copra l’intero arco produttivo dell’auto: dall’estrazione mineraria – su cui la Spagna punta a un’alleanza col vicino Portogallo – alla discesa in strada.

“Il progetto è ai blocchi di partenza. La sua esecuzione dipenderà da un chiaro impegno della Commissione europea", ha detto Wayne Griffiths, presidente di Seat, “la Spagna non può perdere quest’opportunità storica”. E in cantiere c'è già la compatta elettrica a marchio Seat da 20-25.000 euro, di cui si è già visto qualcosa, che sarà la cugina della presunta Volkswagen ID.2, anch'essa destinata a nascere in Spagna.
Più in generale, c'è poi la possibilità per gli interessati di fare leva sugli stabilimenti che Nissan sta fermando nel Paese. Al momento, però, solo la svedese Volta Trucks ha pubblicamente espresso interesse per questi impianti.
E l’Italia?
Anche per Stellantis si è parlato di uno sbarco nella Penisola Iberica. La Casa deciderà entro la fine dell’anno dove installare il suo prossimo stabilimento per le celle e, al momento, l’Italia potrebbe non essere considerata esattamente il luogo ideale, perché il Pnrr nazionale prevede 1 solo miliardo di euro per batterie ed energie rinnovabili.
Il testo, in particolare, accenna allo “sviluppo di una filiera europea delle batterie alla quale dovrebbe partecipare anche l’Italia insieme ad altri Paesi come Francia e Germania, onde evitare una eccessiva dipendenza futura dai produttori stranieri”. Un ottimo proposito, che però andrebbe affiancato anche a una bella iniezione di risorse e pragmatismo, perché per fare lo scatto in termini di produzioni su larga scala, c'è l'assoluta necessità di catturare investimenti di peso.