Le cose per i lavoratori Tesla stanno cambiando? Un indizio viene dal National Organization of Transformative Automakers (NOTA) Workers Union, un sindacato che sembra cucito su misura per i dipendenti di Palo Alto, attualmente non iscritti ad alcuna associazione.

L’aspirante sindacato Tesla potrebbe essere stato creato per attirare l’attenzione di Elon Musk, soprattutto per la nuova gigafactory in Texas, e favorito dalla nuova legislazione statunitense sugli incentivi agli acquisti di auto elettriche.

Obiettivo raggiunto?

La Commissione finanze del Senato Usa ha approvato da poco il “Clean Energy of America”, un disegno di legge che, tra le altre cose, riforma i bonus per comprare vetture a batteria. Il credito d’imposta aumenta quindi da 7.500 a 10.000 dollari per chi acquista veicoli prodotti negli Stati Uniti e diventa di 12.500 $ per immatricolare auto costruite dai lavoratori iscritti ai sindacati. Una norma che sembra creata ad hoc per spingere Tesla a muoversi anche su questo fronte.

È quindi probabile che proprio questa misura abbia avuto un ruolo per la nascita di una sigla che sembra pensata apposta per accogliere i lavoratori della Casa di Palo Alto.

Tesla Gigafactory Nevada

Per chi lavori?

Come fanno notare alcuni osservatori Usa, prima di tutto il nome richiama Not-A-Flamthrower, il lanciafiamme di The Boring Company, altra società di Elon Musk, che in passato ha avuto anche qualche guaio proprio sul fronte sindacale. Sul sito della sigla si legge poi che il sindacato chiede di:

  • Costruire veicoli al 100% a emissioni zero
  • Un impegno importante che acceleri la transizione verso l’energia sostenibile
  • Nessuna spesa in pubblicità, investendo invece a favore dei lavoratori
  • Compensazione delle scorte per tutti i dipendenti a tempo pieno
  • Fissare lo stipendio del Ceo a 56.000 dollari o al salario minimo, a seconda di quale sia inferiore
  • Il diritto di acquistare i veicoli prodotti nello Stato
  • Che le auto prodotte beneficino dello stesso credito d’imposta di quelle inquinanti

Oltre a costruire auto solo elettriche, Tesla non investe in pubblicità e fornisce compensi in azioni ai propri dipendenti a tempo pieno. Poi, il Ceo Elon Musk riceve il salario minimo, che però rifiuta di incassare. E se è vero che più indizi fanno una prova, l’ultimo sembra lasciare pochi dubbi sul target di NOTA: nel modulo di adesione viene chiesto per quale costruttore a zero emissioni lavori l’aspirante iscritto. La prima risposta è proprio Tesla, seguita da “Lavoro per una Casa auto che produce principalmente veicoli a combustione”, “Altro” e “Non lavoro nel settore”. Insomma, diciamo che tutti gli indizi portano in una sola direzione.