Passateci l’espressione: non è tutto oro quel che è elettrico. Anche Tesla, a quanto pare, ha qualche problemino da risolvere. In Cina, Paese nel quale ha costruito buona parte del proprio successo recente, deve fare i conti con il fatto che tra maggio e aprile gli ordini sono praticamente dimezzati. E come se non bastasse, negli Stati Uniti, deve affrontare un triplo richiamo per risolvere questioni legate alla qualità delle proprie auto.

Partiamo da qui: i richiami riguardano il funzionamento delle cinture di sicurezza e difetti su altre operazioni di assemblaggio, come ad esempio il fissaggio errato di dadi e bulloni. Niente di catastrofico, visto che le vetture interessate sono circa 14.000 rispetto alle 500.000 vendute nel solo 2020. Ma il problema è un altro. L’accaduto solleva ulteriori dibattiti intorno a una questione, quella della qualità, per cui Tesla viene spesso messa nel mirino.

Un problema “diverso”

C’è un altro aspetto da tenere presente quando si parla di campagne di richiamo. Riguarda il tipo di Casa automobilistica che le mette in campo. Operazioni per risolvere difetti sulle auto da parte dei costruttori ci sono sempre state e, probabilmente, sempre ci saranno. Il fatto è che una Casa tradizionale, che si è già costruita una reputazione con decenni di storia alle spalle, anche quando deve correggere un difetto di produzione, riesce a mantenere intatta la propria immagine.

Pensiamo al passato. Anche Case ritenute estremamente affidabili sono dovute ricorrere a importanti, se non mastodontiche, campagne di richiamo, ma la cosa non ha particolarmente intaccato la percezione del brand. 

Tesla Gigafactory 3 immagini progresso

Il discorso cambia quando si parla di una Casa giovane, una realtà che come Tesla si propone sul mercato relativamente da poco tempo e che vuole conquistare clienti facendo leva sul fatto di essere moderna e tecnologicamente avanzata. Se deve richiamare un lotto di auto per un difetto ai freni, o alle sospensioni, potrebbe essere più facile instillare negli automobilisti dubbi sulla qualità del marchio. Semplicemente per via della storia più breve.

La corsa all’eccellenza

C’è anche un’altra questione da tenere presente. Mai come in questo periodo il mondo dell’auto sta cambiando. Non passa mese che non vengano presentate nuove tecnologie. Le vetture sono sempre più connesse, autonome, intelligenti e digitali. È chiaro che più in fretta si evolve, più è facile commettere degli errori a cui poi dover rimediare.

Le Case devono saper far fronte a questo con investimenti corretti. NIO, ad esempio, ha dichiarato di aver raddoppiato la spesa stanziata per la Ricerca e Sviluppo (da lì sono uscite anche le nuove stazioni per il battery swap). E così stanno facendo tanti altri, proprio perché è sul campo della tecnologia che si gioca buona parte del successo di un modello o di un brand.

2021 Tesla Model S

Tesla a metà

Torniamo invece alla questione commerciale in Cina. Ad aprile Tesla ha venduto 18.000 auto. A maggio 9.800. Anche in questo caso, stando a quanto riportato da Reuters, uno dei fattori del brusco calo sarebbe legato ai controlli sulla qualità delle auto della Casa da parte delle autorità cinesi.

In Cina Tesla vende circa il 30% delle auto che produce e dimezzare i volumi su quel mercato reca grossi danni alla Casa, rallentando i piani espansionistici di Elon Musk, che deve affrontare anche i ritardi sull’apertura della Gigafactory di Berlino. Il colpo si è ripercosso anche sulla Borsa, con le azioni che nella giornata di giovedì hanno perso il 5%, bruciando 30 miliardi di dollari di capitalizzazione.