Anche la Russia sposa la causa dell’auto elettrica. Il Paese sovietico, primo produttore al mondo di petrolio e gas naturale, è molto in ritardo sulla transizione ecologica, tanto che solo lo 0,2% delle auto in circolazione è a zero emissioni. Ma ora il governo ha approvato misure a sostegno di una mobilità più ecosostenibile.

Sono molti i fronti in cui si cercherà di accelerare su un sistema di trasporti più rispettoso dell’ambiente. Per farlo il Cremlino ha stanziato 591 miliardi di rubli, che al cambio equivalgono a quasi 7 miliardi di euro.

Tra industria e infrastruttura

Prima di tutto, a Mosca si è deciso che la produzione automobilistica nazionale dovrà fare in modo che nel 2030 di tutte le auto prodotte nel Paese almeno il 10% sia a zero emissioni. Tra gli obiettivi a termine più ravvicinato, il governo russo ha stabilito che entro il 2024 dovrà avere sulle proprie strade 25.000 auto elettriche e 9.000 stazioni di ricarica.

Per sostenere il passaggio ad auto a zero emissioni lo stato stanzierà anche incentivi all’acquisto, prestiti agevolati e, dal 2022, pedaggi gratuiti su tutta la rete autostradale.  

Una scelta “obbligata”

Il primo ministro Mikhail Mishustin ha dichiarato: “Sempre più Paesi fissano lo stop alla vendita di auto con motore termico. È chiaro che le auto elettriche e quelle a basse emissioni rappresentano il futuro e per questo non possiamo esimerci dal prendere iniziative che mirino allo sviluppo di questo tipo di mobilità”.

Se in generale, in Russia, le auto elettriche rappresentano ancora una minoranza (con iniziative estemporanee come quella che ha portato alla realizzazione della supercompatta Zetta o della nuova limousine di Vladimir Putin), nella parte orientale del Paese ci sono aree in cui la mobilità a zero emissioni ha già preso piede. Come ad esempio nella regione di Chabarovsk. E le ragioni sono curiose.