La guida autonoma non riguarda solo le auto. La nave cargo elettrica Yara Birkeland si appresta a salpare per il suo primo viaggio e percorrerà il tratto di mare che divide le due città norvegesi di Heroya e Brevik senza equipaggio a bordo.

La traversata, inizialmente prevista per il 2020, è slittata causa pandemia ma sarà organizzata entro la fine dell’anno e rappresenterà il primo viaggio senza equipaggio al mondo nel settore del trasporto navale mercantile.

Una batteria come 7.000 auto

La nave è stata realizzata nei cantieri norvegesi Vard, che dal 2013 sono di proprietà di Fincantieri, ed è stata programmata per trasportare sostanze chimiche e fertilizzanti. È equipaggiata con un pacco batterie da 7 MWh che le permetterà di raggiungere una velocità di crociera di 6 nodi e una velocità massima di 13 nodi (poco più di 20 km/h).

  • Lunghezza: 79,5 metri
  • Larghezza: 14,8 metri
  • Batteria: 7 MWh
  • Velocità di crociera: 6 nodi
  • Velocità massima: 13 nodi
Yara Birkeland

L’uomo non si rimpiazza del tutto

Come detto, viaggerà senza equipaggio. I progettisti, però, ci tengono a segnalare che l’apporto umano sarà fondamentale in diversi ambiti. In primo luogo, il viaggio della nave sarà costantemente tenuto sotto controllo da tre centri di sicurezza che opereranno sulla terraferma, e questo garantirà un monitoraggio costante dell’attività della nave.

È ovvio, inoltre, che per caricare e scaricare la nave servirà personale specializzato, anche se l’automazione non mancherà neanche in questo ambito: l’uso di gru automatiche e di gru a cavaliere (modelli particolari costruiti appositamente per spostare container) darà una grossa mano nel corso di queste operazioni. Queste tecnologie aiuteranno infine ad abbassare i costi e a rendere più facili le manovre nelle fasi di carico e scarico.

Yara Birkeland

Dai fertilizzanti al green

La Yara Birkeland è stata realizzata dalla Yara Marine Technology, a sua volta una controllata della Yara International. Quest’ultima è un’azienda nata nel 1905 e nota per aver creato il primo fertilizzante azotato, ancora oggi core business dell’azienda norvegese. Il nuovo prodotto aveva permesso alcune migliorie in ambito agricolo che avevano contribuito ad aumentare il tenore di vita delle popolazioni che da essa ricavavano la fonte di sussistenza primaria.

Alla produzione di fertilizzante azotato si era poi aggiunta la ricerca nell’ambito dell’abbattimento delle emissioni e nell’agricoltura sostenibile. Yara Marine Technology nacque così al fine di sviluppare metodi innovativi di trasporto navale che contribuissero a diminuire le emissioni di ossidi di zolfo e di azoto, elementi tossici per l’ecosistema marino prodotti dai motori a diesel delle navi.

La Yara Birkeland è chiamata così in onore dello scienziato che ha scoperto la possibilità di aggiungere azoto ai fertilizzanti Kristian Birkeland.

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