Quando si parla di ricerca, tecnologia e industria, la Cina occupa ormai un posto di primissimo piano a livello internazionale. Il discorso riguarda sempre di più anche le auto elettriche, che richiedono know-how e materiali diversi rispetto ai modelli con motore termico, tradizionali fiori all'occhiello dell'industria europea.

Sono tanti i costruttori Ue che hanno avviato sinergie con marchi o aziende specializzate cinesi, ma presto la situazione potrebbe cambiare. E non solo nel delicatissimo settore delle batterie. L'Unione europea, infatti, sarebbe al lavoro per ridurre la dipendenza dalla Cina anche per tutto ciò che riguarda i motori elettrici, a partire dai magneti. 

La situazione

I magneti (e le terre rare indispensabili a produrli) non sono una questione da poco. La richiesta del mercato crescerà di 10 volte entro 30 anni ed è necessario farsi trovare pronti. In questo momento, l’Europa riceve il 98% dei magneti utilizzati per elettronica, dispositivi per la difesa, aerospaziali e veicoli elettrici direttamente dalla Cina.

Nel Vecchio Continente esistono poche aziende specializzate, tra cui la tedesca VAC. Queste però hanno non poche difficoltà in questa fase a competere ad armi pari con la concorrenza cinese. Grazie ai forti incentivi e sussidi di Pechino, le industrie orientali possono permettersi prezzi di vendita più bassi del 25% sui magneti.

Per questo, le aziende e la politica chiedono un intervento dell’Europa che possa colmare questo gap o introdurre delle tasse per chi importa dalla Cina.

L’indipendenza dai magneti

Qualcosa si era effettivamente già iniziato a muovere. Nel 2020 è stata creata l’European Raw Material Alliance (ERMA), una vera e propria alleanza dedicate alle materie prime critiche necessarie anche per auto elettriche e batterie. 

Ora, però, è necessario un passo in più e secondo alcune fonti riservate citate dalla "Reuters" sarebbe al vaglio un piano non troppo dissimile da quanto introdotto nelle scorse settimane negli Usa, dove si vuole supportare la produzione di magneti attraverso l’elargizione di crediti ed incentivi specifici.

C’è anche da dire che l’Europa è già al lavoro per svincolarsi progressivamente dalla dipendenza cinese, almeno per quanto riguarda la produzione delle batterie. L’iniezione di capitali europei permetterà di creare 15 impianti entro il 2025 per proseguire sulla strada dell’indipendenza nella produzione di accumulatori. Dalle batterie si dovrà passare anche ai motori elettrici: solo così si può davvero pensare di raggiungere l’obiettivo del Carbon Zero entro il 2050.