Fondamentali per auto elettriche, turbine eoliche e transizione energetica in generale, le terre rare stanno diventando sempre più… rare, letteralmente. E, di conseguenza, anche più costose. Ma la soluzione contro questi problemi potrebbe essere meno complessa del previsto.
Sono gli spunti principali emersi dalla 17esima “Conferenza internazionale sulle terre rare” promossa da Metal Events, dove gli esperti del settore si sono confrontati sulle prospettive di questi minerali e sulle contromosse da prendere per affrontare le questioni che vi ruotano attorno.
Aumentare la produzione e non solo
Man mano che i Governi premono l’acceleratore sulla lotta ai cambiamenti climatici, la domanda di metalli preziosi si fa più alta: aumenterà in media del 22% all’anno fino al 2030 e potrà essere sostenuta solo da 6 miliardi di dollari in investimenti per creare nuova offerta. Di questo passo, secondo David Merriman, manager della società di consulenza Roskill, si rischia però un disavanzo di mercato già nel 2024.

Come risolvere? La prima risposta alla domanda non può che essere “espandere in modo massiccio la produzione per mantenere i prezzi a livelli competitivi”, come ha spiegato Constantine Karayannopoulos, ceo di Neo Performance Materials. Ma si può agire anche in altri modi.
Non ne avremo più bisogno?
Lo stesso Karayannopoulos ha aggiunto che, “nonostante le terre rare siano terribilmente importanti, non sono indispensabili”. Quindi, “con motivazioni sufficienti, abbastanza risorse e un po’ di ingegno, possono essere estromesse dai progetti”. Detto in parole più semplici, sostituite.
Anche Merriman vede un futuro meno dipendente dai minerali in questione: “Se i prezzi continuano ad aumentare o diventano scomodi per alcuni produttori a valle, ci saranno ulteriori investimenti per valutare la progettazione dei prodotti senza questi materiali”, è la previsione fatta alla conferenza. A portarsi avanti, per ora, è stata tra gli altri la tedesca Mahle, che ha già ideato un motore senza i magneti in questione. Sulla stessa scia, c’è Enedym, al lavoro per un’unità SRM.
Fonte: Reuters