Assosharing non ci sta. L’associazione, che riunisce i player nel settore della mobilità condivisa in Italia, ha pubblicato una lunga nota per commentare le indiscrezioni in merito alle prossime modifiche al codice della strada.
Sotto accusa è finito, in particolare, l’orientamento per l'estensione ai maggiorenni dell’obbligo di indossare il casco mentre si utilizza un monopattino: regola attualmente in vigore solo per i minorenni. Una scelta definita "drammatica per l’industria” e “non basata su dati oggettivi relativi agli incidenti”.
I numeri
L’associazione riporta poi alcuni numeri a supporto della propria tesi: “Da uno studio dell’Osservatorio Sharing Mobility presso il ministero dell’Ambiente – scrive – emerge infatti come si verifichino 44 incidenti ogni 10.000 monopattini in sharing, pari allo 0,004%”.

In più, riporta ancora Assosharing, “nel 2020 sono stati registrati 7,4 milioni di noleggi con un risparmio netto per la collettività, in termini ambientali, di 2 milioni di kg di CO2 rispetto a quelle emesse per percorrere gli stessi chilometri con un autoveicolo di media cilindrata”.
Basta così
“Bisogna ricordare – continua l’associazione – come la quasi totalità degli incidenti gravi abbia coinvolto i monopattini privati e non quelli della sharing mobility. Lo sharing è fra le realtà più sicure in assoluto su strada: i mezzi sono dotati di gps, assicurazione e regolatore di velocità da remoto che non consente manomissioni”.
I player fanno poi notare come si siano già impegnati “ad attuare, sin da subito, alcune importanti iniziative, tra cui la riduzione delle velocità massima di circolazione per i monopattini, riducendola da 25 km/h a 20 km/h, e l’obbligo di assicurazione RCT”.
L’appello al Governo
Una nuova stretta, secondo loro, non sarebbe quindi necessaria. Anche perché renderebbe il Paese “una vera e propria anomalia su scala europea” e lo condannerebbe “agli ultimi posti della classifica sulla mobilità sostenibile. Sarebbe infatti una decisione che rischierebbe di indebolire un mercato in costante crescita”.

Il pericolo paventato è che “si inneschi una fuga dall'Italia da parte delle aziende”. Ma non solo. L’altro timore è che le nostre città diventino “luoghi meno sostenibili, con pesanti ricadute in termini di emissioni e inquinamento”.
Da qui, l’appello al Governo, che ha cominciato a ragionare sulle modifiche in estate: adottare “scelte lungimiranti e in linea con gli altri Paesi europei” per “non indebolire un pezzo importante dell'economia italiana”.