La micromobilità è stata una grande protagonista dei trasporti post pandemia. Anche il Pnrr crede in un futuro sempre più all’ultimo miglio e ha destinato diversi fondi per incentivare l’uso di monopattini e veicoli a batteria alternativi.
Tra i vari investimenti, uno in particolare promette di realizzare finalmente quell’agognata intermodalità, che consente agli utenti di muoversi in città utilizzando più mezzi di trasporto sostenibili, magari con l’aiuto di un sistema digitale.
Una piattaforma, più veicoli
A parlarne è stato Matteo Tanzilli, presidente di Assosharing: “Il ministero dell’Innovazione ha aperto un tavolo di lavoro anche con noi operatori per confrontarci e creare uno standard unico nazionale sulla condivisione dati”, ha dichiarato.
“Quindi – ha dato poi qualche dettaglio in più – immaginate un’unica piattaforma in cui si possono utilizzare diverse tipologie di mobilità. Questo sarà il futuro e il Pnrr ha indirizzato ingenti investimenti sul progetto”.
Riforma promossa
L’annuncio è arrivato a margine del webinar “La sfida dalla micro-mobilità elettrica: opportunità, criticità e soluzioni”, organizzato da Aware e Noesi per commentare le nuove regole sui monopattini introdotte dalla riforma al Codice della Strada, contenuta nel decreto Infrastrutture.
L’evento è stato prima di tutto occasione per ricordare le novità normative, come la riduzione della velocità massima da 25 a 20 km/h e l’obbligo di installare le frecce.
Si poteva fare di più? È stata la domanda rivolta a tutti gli ospiti: “L’ultimo intervento ha sicuramente dei limiti – la risposta di Luciano Nobili, deputato di Italia Viva –, però rivendica l’importanza di questi mezzi, demonizzati un po’ troppo a lungo dalla propaganda, e ora siamo tra i Paesi con le normative più serie e stringenti”.
Le somme solo alla fine
Fra le questioni lasciate in sospeso c’è però l’obbligo di assicurazione per i privati, come ammesso da Riccardo Capecchi, esperto al ministero delle Infrastrutture e della Mobilità sostenibili (Mims): “Dovranno essere fatte delle verifiche in termini di tecnicalità, perché il mezzo è equiparato ai velocipedi”, per i quali non ci sono vincoli di questo tipo.
“Assicurare tutte le biciclette avrebbe un costo enorme”, ha continuato Capecchi, perciò “si apre un’ulteriore fase di verifica, all’esito della quale si arriverà certamente a una soluzione che troverà una lettura parlamentare”.
Che le somme vadano tirate solo alla fine trova d’accordo Eugenio Comincini, senatore del Partito Democratico. Secondo lui, però, il vero problema da affrontare non è il miglioramento delle regole, ma fare in modo che queste vengano davvero rispettate.
La denuncia è che la polizia lasci correre troppo spesso di fronte a certe violazioni: “Quando vedo ragazzi che viaggiano in due su un monopattino elettrico sarebbe sufficiente che gli agenti intervenissero. La popolazione deve riscontrare la reale volontà di far rispettare le regole, che già c’erano e ora sono state affinate”.
Bene, ma non benissimo
Chi ha rilevato qualche criticità in più è stato Marco Silvestroni, deputato di Fratelli d’Italia. Non però sul Codice della Strada, quanto sugli annosi problemi che colpiscono il trasporto pubblico.
“Con i soldi del Pnrr bisogna prima investire in quel settore e lavorare su infrastrutture, reti su ferro, colonnine per la ricarica delle auto elettriche. Poi arrivano i monopattini. Una mobilità giusta è quella che dà a tutti la possibilità di fruirne. Oggi non è così”.
Nessun commento dalla tavola rotonda, invece, sul caos che riguarda i luoghi in cui possono circolare i monopattini, nato da una contraddizione all’interno del testo approvato in Parlamento e pubblicato in Gazzetta Ufficiale.