Finalmente è arrivato il semaforo verde della Commissione europea al Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) italiano, celebrato con la visita a Roma della presidente Ursula von der Leyen. La sostenibilità è uno dei temi centrali per il rilancio nel periodo post-pandemia ed è stata citata espressamente da Mario Draghi.

“Abbiamo messo a punto un piano per rendere il nostro Paese più giusto, più competitivo e più sostenibile nella sua crescita”, ha dichiarato il presidente del Consiglio, a cui Von der Leyen si è accodata, definendo il progetto “ambizioso e lungimirante”. Ma cosa dice il nostro Pnrr nello specifico sulla mobilità? E quali sono le differenze coi principali competitor europei? Vediamo nel dettaglio.

Colonnine, auto e trasporti

Dei 235 miliardi di euro totali (191,5 dal Recovery facility; 30,5 dal fondo complementare e 13 dal fondo React Eu), quasi 70 miliardi sono destinati alla rivoluzione green e daranno una mano a raggiungere l’obiettivo italiano di 6 milioni di veicoli alla spina entro il 2030, di cui 4 milioni di full electric e 2 milioni di ibridi plug-in (che peraltro potrebbe essere ulteriormente incrementato con la revisione del Piano nazionale energia-clima). Come? Tra gli interventi previsti per incentivare la mobilità sostenibile, c’è l’installazione di oltre 20.000 colonnine di ricarica, finanziata con quasi 750 milioni di euro.

Un progetto che potrà finalmente fare leva sull’ormai dato quasi per disperso Piano nazionale delle infrastrutture di ricarica elettrica, che come promesso ieri dal ministro Cingolani vedrà la luce prima dell’estate.

  • 7.500 punti fast charge in autostrada
  • 13.755 punti fast charge in città
  • 100 stazioni sperimentali con sistemi di stoccaggio dell’energia

Poi, per il potenziamento e la digitalizzazione delle infrastrutture di rete, saranno spesi altri 4,11 miliardi di euro, di cui 3,61 miliardi per il rafforzamento della smart grid e 0,5 miliardi per interventi sulla resilienza climatica. Cosa mancano? Gli incentivi all’acquisto delle auto

Si parla invece dello “sviluppo di una filiera europea delle batterie alla quale dovrebbe partecipare anche l’Italia insieme ad altri Paesi come Francia e Germania, onde evitare una eccessiva dipendenza futura dai produttori stranieri”.

Mario Draghi e Ursula von der Leyen

Oltre alla mobilità privata, c’è posto anche per il trasporto pubblico, con la conversione delle flotte di autobus e treni, più il rinnovo del parco dei Vigili del fuoco, che insieme riceveranno un investimento di 3,64 miliardi di euro.

  • 3.360 autobus a basse emissioni entro il 2026
  • 53 treni elettrici e a idrogeno entro il 2026
  • 3.600 veicoli elettrici e a gas per servizi istituzionali
  • 200 mezzi ibridi per le attività negli aeroporti

Anche tanto idrogeno

Dopo l’elettrico, (tanto) spazio è dato all’idrogeno. Per rinnovare il trasporto su gomma, saranno create 40 stazioni per il rifornimento di H2, da installare soprattutto lungo i corridoi più attraversati dai camion a lunga percorrenza. Ma i tempi sembrano maturi anche per il trasporto su rotaia, dove il 10% dei treni è ancora alimentato dal diesel.

In attesa dell’Hydrogen Valley, il testo prevede la conversione delle linee non elettrificate nelle Regioni più trafficate, come Lombardia, Puglia, Sicilia, Abruzzo Calabria, Umbria e Basilicata. Ad avere una seconda vita, saranno 9 stazioni di 6 linee ferroviarie. In più, l’idea è produrre H2 verde direttamente vicino ai punti di rifornimento, attraverso lo sviluppo dei sistemi di produzione, stoccaggio e distribuzione.

Renault Master e Kangoo ZE Hydrogen

Fondi importanti anche per la ricerca e sviluppo di tecnologie sull’idrogeno, che sarà protagonista pure di un processo di semplificazione e sburocratizzazione, con la creazione di uno sportello unico per la concessione delle autorizzazioni. La creazione di queste realtà verrà quindi sostenuta da incentivi fiscali.

Ultimo, ma non meno importante, il capitolo dedicato alle attività cosiddette hard-to-abate, come la produzione di acciaio, cemento, vetro e carta. Sono settori definiti ad “alta intensità energetica e privi di opzioni di elettrificazione scalabili”. Lo sviluppo dell’idrogeno è perciò identificata come l’unica via da seguire per la loro decarbonizzazione. Un esempio? L’ex Ilva di Taranto. In totale, il Pnrr prevede sull’idrogeno un investimento di quasi 3,2 miliardi di euro.

  • Semplificazione amministrativa e riduzione degli ostacoli normativi alla diffusione dell’idrogeno: 0 €
  • Misure volte a promuovere la competitività dell’idrogeno: 0 €
  • Produzione in aree industriali dismesse: 0,5 mld €
  • Utilizzo dell’idrogeno in settori hard-to-abate: 2 mld €
  • Stazioni di ricarica di idrogeno per il trasporto stradale: 0,23 mld €
  • Sperimentazione dell’idrogeno per il trasporto ferroviario: 0,3 mld €
  • Ricerca e sviluppo sull’idrogeno: 0,16 mld €

I piani degli altri big

Germania, Spagna e Francia. È il podio dei produttori di auto in Europa, secondo la classifica recentemente redatta da Anfia, che vede l’Italia settima, dietro Regno Unito (Paese non più Ue), Repubblica Ceca e Slovacchia.

Europa

Come si stanno muovendo le prime della classe in vista della ripresa post-Covid? Complessivamente, come riporta l'osservatorio Green Recovery Tracker, i Recovery plan dei tre Paesi valgono più di 300 miliardi di euro. 

  • Germania: 140.303.088.000 €
  • Spagna: 69.528.000.000 €
  • Francia: 100.000.000.000 €
  • Totale: 309.831.088.000 €

Tra questi, quanti soldi sono stati messi da parte per le auto elettriche?

Il Pnrr della Germania

Dei 140 miliardi di euro totali messi in conto dal Governo tedesco (comprensivi di un grande piano nazionale di rilancio e dei 28 miliardi in arrivo dall’Unione europea), alla mobilità è destinato il 15,67% (quasi 22 mld €) dei finanziamenti totali. La quota più consistente (5 mld €) viene riservata all’aumento di capitale della compagnia ferroviaria Deutsche Bahn, seguita da quella pensata per il supporto al trasporto pubblico (2,5 mld €).

Angela Merkel

Riguardo alle auto elettrificate, 700 milioni di euro finanziano gli incentivi all'acquisto, che vanno a braccetto con 1,8 miliardi per le infrastrutture di ricarica e gli investimenti in ricerca e sviluppo di batterie. Si passa poi dal supporto dei settori marittimo, aviazione e automotive (1 mld € ciascuno), all’uso dell’idrogeno nei trasporti (955 mln €). A tutte queste voci, va aggiunto l’aiuto del Recovery and resilience facility, che mette a disposizione altri 700 milioni di euro per le colonnine di ricarica. Ma non solo. Ecco le voci principali.

  • Trasporto pubblico: 2.500.000.000 €
  • Bonus acquisti: 700.000.000 €
  • Industria auto: 101.500.000 €
  • Infrastrutture, ricerca e sviluppo di batterie: 1.800.000.000 €
  • Autobus e autocarri: 115.000.000 €
  • Idrogeno nei trasporti: 955.000.000 €
  • Supporto industria auto e celle: 545.000.000 € (Rrf)
  • Infrastrutture di ricarica: 700.000.000 € (Rrf)
  • Premio per sostituzione flotta: 1.364.000.000 € (Rrf)
  • Esenzioni fiscali per nuovi full electric: 295.000.000 € (Rrf)

Il Pnrr della Spagna

Madriddedica all’elettrificazione quasi il 19% del proprio budget: 6,5 miliardi di euro finanziano un “Piano d’azione per la mobilità sostenibile, sicura e connessa negli ambienti urbani e metropolitani”, mentre 6,6 miliardi vanno alla “Mobilità sostenibile, sicura e connessa” fuori dalle città. Il totale fa quasi 13,2 miliardi di euro.

  • Mobilità sostenibile: 6.667.000.000 €
  • Mobilità sostenibile in città: 6.536.000.000 €

Il Pnrr della Francia

Biciclette, treni, navi, aerei e, naturalmente, auto. Nel Plan de Relance della Francia, la mobilità trova spazio quasi su ogni mezzo. Se per le due ruote e il trasporto pubblico si legge un finanziamento di 1,2 miliardi di euro, alle rotaie vanno 4,7 miliardi, mentre 1 miliardo viene speso in supporto per i settori aeronautico e automobilistico.

Copertina 2 Salone di Parigi, dal 2020 sarà diffuso

E i bonus? Per comprare un’auto a zero emissioni, i cugini d’Oltralpe potranno sfruttare 1,9 miliardi di euro, che però, oltre agli incentivi, comprendono anche altre voci di sostegno alla conversione green. Complessivamente, la quota francese della mobilità copre 10 miliardi e 150 milioni di euro (circa il 10% del Piano).

  • Mobilità quotidiana: 1.200.000.000 €
  • Sostegno ferrovie: 4.700.000.000 €
  • Infrastrutture: 550.000.000 €
  • Veicoli statali: 180.000.000 €
  • Bonus e altro: 1.900.000.000 €
  • Aeronautica e auto: 1.000.000.000 €
  • Altro: 620.400.000