“Costano troppo”, “inquinano di più”, “la batteria non dura abbastanza”: sono alcuni dei luoghi comuni che girano attorno all’auto elettrica. Li sentiamo ogni giorno, con qualche sfumatura leggermente diversa, ma la sostanza più o meno è sempre la medesima.

A scendere in campo per contrastare questi pregiudizi ora è niente meno che l'Unione europea "in persona", con un documento in cui prova a fare chiarezza - secondo le evidenze in suo possesso - su alcuni dei temi più dibattutti: dal nodo prezzi alla diffusione delle colonnine per la ricarica, dai problemi di estrazione delle materie prime alla questione emissioni.

Attenti al ciclo di vita

Prima di tutto, l’Ue ricorda come, a fronte di un investimento iniziale maggiore, un’auto elettrica possa avere costi complessivi inferiori nel corso dell’intero ciclo di vita rispetto alla controparte endotermica. Merito del minor numeri di componenti e, come conseguenza, della minore manutenzione richiesta, ma anche del potenziale risparmio per i rifornimenti.

In più, in molti Paesi dell'Unione, tra cui l’Italia, esistono agevolazioni legate al bollo o incentivazioni soft come i parcheggi gratuiti, che significa aprire il portafogli meno spesso. Resta però sempre il nodo del prezzo d'acquisto iniziale. Ma qui l'Unione europea non può che limitarsi alle previsioni, indicando per il 2027 l'anno entro cui sarà raggiunta la parità di prezzo tra auto elettriche e veicoli a combustione interna.

Batterie

La carica? Basta e avanza

Cosa dire a proposito dell'autonomia? Secondo l'Ue non è vero che la capacità di immagazzinare energia delle batterie sarebbe insufficiente, perché “la maggior parte delle persone percorre meno di 40 chilometri al giorno: distanza ben al di sotto dei 200-490 km di autonomia garantiti” oggi dalla maggior parte dei veicoli elettrici in commercio.

E se invece devo fare un lungo viaggio? “La rete di caricatori pubblici è in rapida crescita”, sostiene ancora l’Europa. “Alla fine del 2020 – aggiunge –, c’erano oltre 200.000 punti di ricarica pubblici in tutto il Vecchio Continente e l’Ue punta a installarne 3 milioni entro il 2030”.

L’industria non è però d’accordo e ha già denunciato la condizione della rete di ricarica europea, che registra numeri ancora troppo bassi, sia per installazioni, sia per potenza. Su questo punto, purtroppo, l'ottimismo europeo si scontra con una realtà che, almeno in Italia, deve ancora fare passi da gigante a causa del grave ritardo nell'installazione delle colonnine lungo la grande viabilità.

La questione emissioni

Bruxelles sente poi di dover sgombrare il campo da qualsiasi dubbio anche sulle tematiche ambientali: “Le emissioni di CO2 delle auto elettriche sono circa tre volte inferiori nel corso della loro vita rispetto agli equivalenti benzina o diesel. Perché non raggiungono il 100%? Perché utilizziamo ancora dei combustibili fossili per produrre elettricità e alimentare le batterie, ma il cambiamento è in corso. In molti Paesi europei, le energie rinnovabili, come l’eolico e il solare, stanno diventando sempre più importanti nelle reti”.

Le vetture elettriche, sottolinea l’Ue, “generano più CO2 durante il processo di fabbricazione, principalmente a causa della produzione di batterie. Tuttavia, si stima che, già in meno di due anni di guida, alcuni modelli risparmieranno più emissioni di quante ne producano in fabbrica”. Ovviamente, poi, non c’è nessuna emissione di inquinanti dallo scarico come particolato o ossidi di azoto.

Production of Volkswagen ID.3 at Zwickau plant to start in November 2019

Estrazioni (non) sostenibili

Giustamente poi va posta la massima attenzione al tema dell'estrazione dei materiali usati per gli accumulatori, come il cobalto. Su questo punto l'Ue osserva che “le batterie necessitano solo di una piccola quantità di questi minerali”, durano “almeno 10 anni” e “possono essere ricaricate molte volte”.

Nello stesso periodo, invece, “un motore a combustione interna brucia l'equivalente di circa 10.000 litri di petrolio”. In poche parole, i materiali necessari alle batterie vengono usati solo una volta, mentre i combustibili per alimentare le auto endotermiche devono essere estratti e lavorati a ritmo continuo.

Oltre a questo, viene evidenziata la possibilità di riusare gli accumulatori non più adatti per le auto per utilizzi stazionari (la cosiddetta second life) e di riciclare le preziose materie al loro interno. La Commissione rassicura poi di essere al lavoro su una stringente normativa per garantire la sostenibilità delle estrazioni, anche da un punto di vista etico.

Tutti per uno

Per l'Unione è falso, infine, affermare che alle persone non piacciono le auto elettriche. Basta guardare le immatricolazioni degli ultimi mesi, con un crollo generale delle vendite causato dalla pandemia, a cui fa da contraltare la crescita delle percentuali registrate dalle EV.

“Un recente sondaggio – chiude l’Ue – ha dimostrato che quasi 2 persone su 3 in città sostengono il divieto di vendita di nuove auto a benzina e diesel in Europa dopo il 2030”. Bruxelles, lo ricordiamo, punta invece al 2035.