Quello sul nucleare è un dibattito tornato prepotentemente di moda dopo la proposta della Commissione Ue di includere l'atomo "di nuova generazione" tra le fonti considerate sostenibili. 

L’Italia come tutti sanno aveva dato il suo addio al nucleare con il referendum del 1987. Al di là del ritorno di interesse su questa tecnologia, c'è un momento ogni anno in cui si fanno (letteralmente) i conti con il passato atomico della Penisola.

Perché? Per le compensazioni che ogni anno vengono versate ai territorio che a vario titolo il nucleare lo vedono, o l'hanno visto, da vicino. Per il 2020 si parla di quasi 14 milioni di euro. Più precisamente 13.759.392,93 euro. Questa infatti è la somma che il Comitato interministeriale per la programmazione economica e lo sviluppo sostenibile (Cipess) indica come "risarcimento" per i Comuni nucleari. Ma vediamo meglio come funziona questo sistema. 

I criteri di calcolo

Per semplificare, la legge stabilisce che la cifra complessiva venga fissata ogni anno in base ai consumi energetici e all'inflazione. Il Comitato si pronuncia poi attraverso una delibera, che per quanto riguarda il 2020 è stata approvata a dicembre 2021 e pubblicata in Gazzetta ufficiale nei giorni scorsi. Stabilito il totale, si fa la divisione tra i vari enti territoriali in base a tre elementi:

  • “la radioattività presente nelle strutture stesse dell’impianto, in forma di attivazione e di contaminazione, che potrà essere eliminata al termine delle procedure di disattivazione dell’impianto stesso;
  • i rifiuti radioattivi presenti, prodotti dal pregresso esercizio dell’impianto o comunque immagazzinati al suo interno;
  • il combustibile nucleare fresco e, soprattutto, irraggiato eventualmente presente”.

Il contributo che spetta a ciascuna area viene spacchettato a sua volta in tre parti: il 50% va al “Comune nel cui territorio è ubicato il sito”; il 25% “in favore della relativa provincia” e l’altro 25% ai “Comuni confinanti con quello nel cui territorio è ubicato il sito”.

Per questi ultimi, la somma precisa è determinata “in proporzione alla superficie e alla popolazione residente nel raggio di dieci chilometri dall’impianto”. I 13,8 milioni di euro per il 2020 nascono da tutti questi conteggi.

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I Comuni beneficiari

Ad oggi, con 2.140.404,28 di euro, la fetta più grande della torta va al Comune di Saluggia (provincia di Vercelli), dimora dell’Impianto Eurex e del Deposito Avogadro. In coda troviamo invece Roccamonfina (CE) con un "riconoscimento" di 14,73 euro.

In mezzo, c’è una settantina di altri enti territoriali, riportati in dettaglio nell’allegato rilasciato dal Cipes. Qui sotto, la lista dei siti e le somme che portano complessivamente alle zone limitrofe.

  • Impianto Eurex e Deposito Avogadro (VC): 4.3 mln € (31,1%)
  • Centrale “Enrico Fermi” (VC): 1.47 (10,65%)
  • Centrale di Latina (LT): 1.6 mln € (11,8%)
  • Centrale di Caorso (PC): 1,43 mln € (10,4%)
  • Centrale del Garigliano (CE): 1,4 mln € (10,2%)
  • Impianto Itrec (MT): 1,45 mln € (10,5%)
  • CR Casaccia (RM): 1 mln € (7,3%)
  • Euratom CCR Ispra (VA): 841.000 € (6,1%)
  • Impianto Bosco Marengo (AL): 251.000 € (1,8%)

Le misure ambientali

Ma alla fine, a cosa servono tutti questi soldi? Il Cipess specifica che possono essere usati per “interventi mirati all’adozione di misure di compensazione in campo ambientale e, in particolare, in materia di: tutela delle risorse idriche, bonifica dei siti inquinati, gestione dei rifiuti, difesa e assetto del territorio, conservazione e valorizzazione delle aree naturali protette e tutela della biodiversità, difesa del mare e dell’ambiente costiero, prevenzione e protezione dall’inquinamento atmosferico, acustico ed elettromagnetico, interventi per lo sviluppo sostenibile”.

Alla Cassa per i servizi energetici e ambientali (Csea) il compito di versare le somme. Ricevuto il denaro, i Comuni possono autorizzare alcuni interventi utilizzando il contributo e indicando il Codice unico di progetto (Cup), il finanziamento e le date, riportando tutti i dettagli sul proprio sito istituzionale.

Il ministero della Transizione ecologica (Mite) è invece chiamato a fare tutte le verifiche, riferendo al Cipess entro il 31 dicembre 2023. Proprio il titolare del Mite, Roberto Cingolani, ha aperto al ritorno del nucleare in Italia durante la Cop26.