Quando si parla di guerra, il primo pensiero non può che andare a tutte le vittime. A cascata, però, c’è da considerare una serie di effetti che colpiscono diversi settori, compresa l’industria automotive. E i primi campanelli di allarme si sono già attivati.

Un’indagine di S&P Global Mobility rivede al ribasso le previsioni sulla produzione globale di veicoli leggeri, riducendola di 2,6 milioni di unità e portandola a 81,6 milioni nel 2022 e 88,5 milioni nel 2023. Chi pagherà il prezzo più alto? A quanto pare l’Europa, con un taglio di ben 1,7 milioni.

Ma la vera domanda è: cosa succederà di preciso all’auto elettrica? Il rischio, non troppo lontano, è che si registri una crescita dei prezzi di produzione, con conseguenti rincari ai listini e rallentamento della mobilità sostenibile. Cosa che sta già succedendo.

Attenzione al nichel

Protagonista in negativo di questo scenario è il nichel, componente utilizzato non solo nelle batterie dei veicoli, ma anche, e soprattutto, nella produzione di acciaio inossidabile. Il caso vuole che la Russia sia tra i principali produttori al mondo di questa materia prima, con una quota di mercato che ha rappresentato l’8,3% nel 2021.

Electric vehicle charging station sign in parking bay

I prezzi sono infatti saliti alle stelle già all’indomani dell’invasione in Ucraina, per raggiungere livelli record l’8 marzo, quando hanno toccato quota 100.000 dollari a tonnellata e costretto la London Metal Exchange a fermare temporaneamente le negoziazioni. L’impennata si è poi raffreddata e ora i costi viaggiano a cifre quasi normali, sopra i 35.000 dollari a tonnellata.

L’episodio fa però capire la vulnerabilità delle forniture e i pericoli per gli automobilisti, ultimi anelli della catena. Per fare un paio di esempi parlando di numeri, lo studio di S&P Global Mobility paventa costi di produzione che aumenteranno di 8.000-11.000 dollari rispetto al 2021 per alcuni fra i più famosi modelli elettrici.

È ovvio che, pur non potendo far pagare tutto lo scotto al cliente finale, alcune Case dovranno rivedere i listini delle sue auto. Qualcuna, soprattutto in Cina, ha già cominciato a farlo. Anche perché la guerra in Ucraina si è andata a inserire nella lunga coda della pandemia, che aveva già portato alla crisi dei chip e all’impennata dei prezzi delle materie prime. Una stima di BloombergNEF vede quindi spostarsi di un paio d’anni in avanti il raggiungimento della parità dei prezzi tra vetture elettriche e a combustione.

Ma una soluzione c'è

A questo punto, però, l’industria potrebbe fare di necessità virtù. Da un lato, andare alla ricerca di nuove miniere di nichel; dall’altro, cominciare a ragionare sul pensionamento di questo metallo e accelerare la ricerca e lo sviluppo di batterie con chimiche diverse, come le litio-ferro-fosfato (LFP) o gli ioni di sodio, su cui sta investendo CATL.

Ci vorrà del tempo e lo spauracchio rincari rimarrà sempre all’orizzonte, ma sono delle soluzioni. Senza dimenticare che i problemi alle materie prime, come alluminio, palladio e platino, colpiscono anche le auto endotermiche.

mercedes e il recupero delle batterie

Uno strano amico

Riguardo alle prospettive, è difficile immaginare con precisione cosa accadrà nei prossimi mesi o anni, sia perché i fattori da considerare sono tanti, sia perché l’invasione della Russia in Ucraina è ancora in corso e molte cose potrebbero cambiare.

Proviamo a fare alcune ipotesi prendendo le mosse dal caro carburanti. Picchi ai prezzi del petrolio si sono già verificati in passato, senza spingere particolarmente le vendite delle auto elettriche. Ma ora l’elettrificazione è stabilmente al centro dei piani di quasi tutti i costruttori ed è notevolmente aumentata la sensibilità del pubblico verso la sostenibilità ambientale.

In più, se è vero che l’auto elettrica continua ad avere un costo iniziale tendenzialmente maggiore delle endotermiche, è anche vero che la forbice si è già ridotta e continuerà a ridursi. Andando controcorrente, qualcuno potrebbe decidere di anticipare il passaggio alla mobilità sostenibile puntando sui risparmi a lungo termine.

Locomotiva Usa

È probabile che a fare da apripista in questo possibile e nuovo boom dei veicoli a batteria siano gli Stati Uniti, dove il prezzo della benzina ha raggiunto livelli più alti rispetto all’Europa e dove i paesaggi costringono i cittadini a fare viaggi in auto molto lunghi. Ovviamente non va dimenticato che, insieme al caro carburanti, c’è anche il caro energia.

Tutto dipenderà dalla durata di entrambi gli eventi e dal capire se l’aumento dei prezzi del petrolio compenserà quello dell’elettricità, oltre che dalle reazioni delle persone ai due fenomeni. Alla fine di tutto, per tirare le somme, si può ipotizzare che le vendite di auto elettriche diminuiranno guardando i numeri in assoluto, ma aumenteranno in percentuale rispetto ai motori a combustione.