L’Europa vuole vietare la vendita di auto con motori termici entro il 2035. Il limite temporale dista da noi circa 12 anni: sono davvero pochi, se si pensa a che tipo di rivoluzione imporrà. Ma il vero problema, per le Case automobilistiche, non sarà rinunciare al motore a combustione interna.

Secondo Arno Antlitz, direttore finanziario del gruppo Volkswagen, la sfida più ardua sarà quella di trovare abbastanza batterie per soddisfare la produzione dei vari brand, che dovranno mantenere volumi di vendita adeguati.

Una catena da costruire

La decisione dell’Europa, che ha iniziato a scoprire le carte sulla questione lo scorso anno, sarà presa in autunno, ma la direzione in cui il Vecchio Continente ha deciso di muoversi sembra tracciata. Lo ha confermato anche il Consiglio Ambiente dell’Unione Europea, che ha mantenuto la stessa linea del Parlamento.

Volkswagen - MEB

Per quanto possa essere difficile per le Case riuscire a smettere di produrre auto con motore a combustione in poco più di un decennio, l’industria può farcela. Anche se lo stop sarà solo Europeo e la produzione continuerà a rivolgersi ai mercati di tutto il mondo.

“È un obiettivo impegnativo – ha aggiunto Antlitz alla Reuters – ma è fattibile. Il problema maggiore non sarà quello della conversione industriale delle fabbriche e degli impianti, ma quello sulla creazione di una catena di approvvigionamento per le batterie”. È lì che si gioca la partita dell’auto elettrica.

Servono Gigafactory

Le Case automobilistiche, infatti, stanno sostenendo enormi sforzi per garantirsi forniture adeguate di batterie e di materie prime per costruirle. Senza nichel, litio, manganese e cobalto la transizione ecologica sarà costretta a rallentare e allora, allo stop della produzione di motori termici non corrisponderà una contropartita adeguata in termini di powertrain elettrici. Risultato: non ci saranno auto a sufficienza per soddisfare la domanda.

15 veicoli elettrici Toyota e Lexus

Sempre Antlitz ha affermato che Volkswagen rispetterà le direttive europee. Però, di strada da fare ce n’è ancora tanta. Il gruppo tedesco, ad esempio, vuole arrivare ad avere 6 gigafactory nel Vecchio Continente, ma in buona parte deve ancora costruirle. Il cfo di Volkswagen ha anche detto che altre Case, come Toyota, che sulle zero emissioni a batteria sono più indietro, potrebbero riscontrare problemi nel raggiungimento degli obiettivi. Toyota, dal canto proprio, non ha voluto commentare.

Foto - Stellantis Piano Strategico lungo termine
La prima immagine della prima Jeep a zero emissioni

Carlos Tavares, ceo di Stellantis, esprime le stesse preoccupazioni. Lo scorso mese ha detto che si aspetta che tra il 2024 e il 2025 l’industria automobilistica andrà in crisi proprio per la mancanza di batterie. Per farvi fronte serviranno nuove fabbriche. Anche il gruppo italo-francese ne sta costruendo alcune in giro per il mondo: sia in Europa sia negli Stati Uniti, ma si deve correre.  

L'appello dell'Acea

A complicare le cose, come ha denunciato Oliver Zipse, si aggiungono gli aumenti sui costi delle materie prime e la necessità di una rete di ricarica europea più grande e più omogeneamente diffusa.

"Le Case europee hanno abbracciato il passaggio alla mobilità e stanno trasformando radicalmente le loro attività per raggiungere gli obiettivi climatici, ma tutti devono contribuire - ha detto il ceo di BMW nonché presidente di Acea -. In questo senso, serve un'infrastruttura di ricarica davvero Europea e servono garanzie sull'accesso alle materie prime necessarie alla transizione".

 

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