Da anni ormai ci diciamo che la Cina è la patria dell'auto elettrica e da più parti si alzano grida di allarme, a chiedere alle amministrazioni di rispondere allo strapotere cinese con ingenti investimenti. Il Covid però potrebbe aver cambiato le carte in tavola, almeno per qualcuno.
Un qualcuno come LG Energy Solution, colosso coreano delle batterie fornitore - tra le altre - di Tesla, che dopo aver registrato un utile trimestrale inferiore alle stime a causa dell'aumento dei costi dei materiali e delle limitazioni imposte dai lockdown in Cina, ha dichiarato di essere alla ricerca di nuovi siti produttivi, guardando con interesse all'Europa e all'Asia in generale, senza considerare però la Cina.
Atlantico coast to coast
Un innamoramento per il Vecchio Continente che potrebbe portare LG ad abbandonare non solo il mercato cinese, ma anche quello statunitense. Secondo quanto dichiarato dalla testata Nikkei Asia l'azienda sudcoreana starebbe rivalutando il proprio investimento di 1,7 trilioni di won (1,27 miliardi di euro) previsto per una gigafactory da far sorgere in Arizona.
Uno stabilimento annunciato a marzo e destinato a produrre celle cilindriche per Tesla e Lucid ma che, per condizioni economiche "senza precedenti", potrebbe non arrivare mai. Un cambio di piani dovuto non a differenti accordi con i clienti, ma alle mutate condizioni di mercato in Nord America: inflazione e costi di logistica.
Dove sorgerà la gigafactory?
Se quindi l'Europa sembra aver attirato le attenzioni di LG ora resta da capire quale nazione potrebbe accogliere la gigafactory del colosso coreano. Di indizi o indiscrezioni non ce ne sono ma l'Italia potrebbe essere nella lista.
Dopo qualche tentennamento infatti lo Stivale sta diventando un centro importante per la produzione di batterie, con 3 stabilimenti pronti a partire: Termoli (con la joint venture tra Stellantis, Mercedes e TotalEnergies), l’ex Whirlpool di FIB a Teverola (Caserta), e quello di Italvolt a Scarmagno (Torino), nell’ex area Olivetti.