Gli Stati Uniti provano a serrare i ranghi sull’auto elettrica, con l’obiettivo di scalfire il dominio della Cina. L’ultima mossa è l’approvazione da parte del Senato della Inflation Reduction Act, un disegno di legge che prevede, tra le altre cose, circa 370 miliardi di dollari (sui 430 miliardi totali) per finanziare le misure a favore della transizione energetica, compresi gli incentivi all’acquisto di vetture a batteria.
La nuova politica a stelle e strisce prevede non solo la conferma del bonus auto da 7.500 dollari per il decennio 2023-2032, ma anche e soprattutto l’eliminazione di un vincolo che tanto aveva fatto storcere il naso alle Case: il limite di 200.000 vendite oltre il quale i costruttori non avrebbero potuto concedere lo sconto ai clienti.
Come voleva Elon Musk
La misura era stata criticata per esempio da Elon Musk, ovviamente contrario all’idea che la crescita di Tesla non fosse spalleggiata a sufficienza dalla Casa Bianca. Ma anche General Motors e Toyota erano rimaste penalizzate da questo tetto massimo.
In ogni caso, l’incentivo si applica alle auto con un costo massimo di 55.000 dollari, mentre per SUV e pick-up sono 80.000 dollari, e può essere chiesto da chi ha un reddito inferiore ai 150.000 dollari all’anno. Il Senato ha dato l’ok anche a un bonus da 4.000 dollari per l’usato con prezzo fino a 25.000 dollari.
Solo "made in USA"
C’è però una condizione non da poco per accedere agli incentivi: i veicoli dovranno essere costruiti in Nord America con minerali critici provenienti da suolo statunitense o da Paesi con cui Washington ha un accordo di libero scambio. Una mossa che ha il chiaro obiettivo di spingere l’industria USA a scapito di quella cinese. I dubbi però non mancano. Anche in Europa e Corea del Sud.
"L'Ue è estremamente preoccupata per questo disegno di legge che colpisce il commercio transatlantico - afferma la portavoce della Commissione europea Miriam Garcia Ferrer - perché riteniamo che discrimini i produttori stranieri rispetto ai produttori americani".
Per l'Unione europea la centralità del 'made in USA' è "incompatibile" con le regole del Wto (World Trade Organization, l'Organizzazione Mondiale del Commercio) . "I crediti d'imposta sono un incentivo importante per incoraggiare la domanda di auto elettriche, ma dobbiamo assicurarci che le misure introdotte siano eque. Per questo continuiamo a sollecitare gli Stati Uniti a rimuovere questi elementi discriminatori dal disegno di legge e garantire che sia pienamente conformi al Wto", sostiene Ferrer.
Critiche arrivano anche dalla Corea del Sud, il cui Governo ha espresso gli stessi dubbi dell'Unione Europa circa le eventuali violazioni alle regole del Wto. Stando a quanto riportato da Automotive News l'ente che rappresenta l'industria automobilistica coreana ha inviato una lettera alla Camera dei Rappresentanti degli Stati Uniti, chiedendo l'inclusione nella lista delle agevolazioni di veicoli elettrici e componenti delle batterie fabbricati o assemblati in Corea del Sud, citando l'accordo di libero scambio tra le due nazioni.
"La Corea è profondamente preoccupata per il fatto che il recente disegno di legge del Senato degli Stati Uniti sugli incentivi fiscali per i veicoli elettrici includa disposizioni per la concessione di incentivi fiscali che, di fatto, creano discriminazioni tra i veicoli elettrici e le batterie di produzione nordamericana e quelli importati", ha dichiarato la Korea Automobile Manufacturers Association (KAMA).
Un coro di perplessità
“Purtroppo questi requisiti escludono molti veicoli”, lancia l’allarme John Bozzella, amministratore delegato di Alliance for Automotive Innovation, associazione che comprende Volkswagen e le stesse General Motors e Toyota. Così, secondo il portavoce dell’industria auto, il target del 50% di immatricolazioni alla spina nel 2030 è messo fortemente a rischio.
Alcune stime riportate dalla Reuters parlano addirittura di un buon 70% delle vetture che rimarrebbe fuori dall’agevolazione. Basta pensare che nel 2023 verrebbero scontate solo 11.000 auto elettriche. Maggiori dettagli arriveranno con le linee guida che l’amministrazione si prepara a pubblicare. Intanto il disegno di legge, passato con 51 voti a favore contro 50, dovrà essere approvato anche dalla Camera, forse già entro venerdì.
Lungo termine contro breve termine
Al di là delle critiche provenienti dall'esterno e dall'interno, bisogna sottolineare come l'amministrazione Biden stia agendo con piani a lunghissimo termine, guardando al di là della fine del decennio. Una filosofia quasi agli antipodi rispetto a quella seguita per ora in Europa, dove si procede in ordine sparso con orizzonti temporali ben più brevi.