Vanno avanti le operazioni per la gigafactory Italvolt nell’ex sito Olivetti a Scarmagno, vicino Torino. I piani potrebbero però richiedere qualche piccola modifica, perché i problemi alla catena delle forniture e la crisi di Governo impongono un certo spirito di adattamento.
Gli ultimi aggiornamenti li ha dati il ceo Lars Carlstrom durante un’intervista a eeNews Europe. Ma non prima di aver ricordato che l’impianto rappresenta “un’enorme opportunità per l’Italia di cambiare il proprio destino e non rimanere vincolata al vecchio modo di pensare”.
I permessi nel 2023
Poi arrivano le informazioni più succose, a cominciare da quella sui permessi per costruire, che dovrebbero ricevere il via libera entro la “primavera del 2023”. Inevitabile un giudizio sulla famigerata burocrazia della Penisola, che non risparmia neanche quando “si cerca di semplificare il più possibile”. E vien da sé un confronto con il Regno Unito, dove Britishvolt ottiene tutte le carte in soli “93 giorni, quindi la differenza è grande”.
Per fortuna “si tratta di un progetto dismesso, che rende più facile avere i permessi”, continua Carlstrom, che aggiunge: “Demoliremo il 95% degli edifici, ma ne terremo due per la mensa e un piccolo museo. Questo è l’accordo”.
Si parte nel 2025
Fra gli altri dettagli, il ceo rivela che la gigafactory avrà “otto linee di produzione, ognuna da 6 GW” e che Italvolt annuncerà presto “una joint venture per tecnologie ad alte prestazioni e ricarica rapida, così da supportare facilmente Ferrari e Maserati, se interessate”.
Ma quando verranno messi in moto i macchinari? Carlstrom ribadisce la volontà di partire nel 2025 e aumentare i volumi nel 2027-2028. A essere sfornate saranno circa 45 GWh di batterie completamente sostenibili, sufficienti per alimentare 550.000 auto elettriche all’anno.
Gli accumulatori saranno di tipo MNC (nichel-manganese-cobalto) e potranno ricaricarsi velocemente. Si parla di “5 o 6 minuti, come se si facesse un pieno di benzina”. Ma “non realizzeremo ancora pacchi batteria, ci stiamo concentrando solo sulle celle”, specifica il ceo, tra gli ospiti degli ultimi Electric Days.
Il tutto, creando fino a 3.000 posti di lavoro diretti, senza contare quelli che nasceranno con lo sviluppo della filiera. Le stime parlano di circa 10.000 totali, favoriti dal cambio della produzione, che vedrà i motori a combustione scomparire lentamente e lasciare il posto a quelli elettrici.
In attesa del nuovo Governo
Prima di chiudere, una breve considerazione sulla situazione politica italiana e sugli scenari che si prospetteranno dopo la chiamata alle urne del 25 settembre: “Abbiamo alcuni problemi con la crisi del Governo, quindi vedremo il mese prossimo, ma finora abbiamo avuto il sostegno dell’esecutivo. Dobbiamo aspettare il nuovo”.
Fonte: eeNews Europa, Electrive