Cercando “Sono Motors” su Google, si nota subito che il nome della Casa tedesca è ora affiancato dalla scritta “Let’s #saveSion”, con tanto di hashtag. Aprendo la pagina web, campeggiano le frasi “We failed. This could be the end of the Sion. You decide”. Sotto, un video mostra in anteprima le facce contrite dei fondatori.

Dalle parti di Monaco non nascondono che il mare è in tempesta. Il perché lo spiega lo stesso Costruttore: colpa della “flessione negativa” dei mercati finanziari, che ha portato “molte società tecnologiche a perdere fino al 90% della capitalizzazione”.

Il risultato è che “il finanziamento del programma Sion tramite azioni è diventato sempre più impegnativo” e “la raccolta fondi richiede molto più tempo del previsto”. È dunque la fine dell’attesa Sion, auto elettrica a pannelli solari? Forse no.

Decidi tu

La speranza è l’ultima a morire. Sono Motors lancia perciò una campagna di 50 giorni chiamata #saveSion, definita come la “decisione strategica più importante nella storia” della Casa. Protagonisti sono i clienti dello stesso Costruttore, chiamati a “decidere il destino di Sion, l’autovettura elettrica ad energia solare”, attraverso la conferma dei preordini.

Bastano 3.500 prenotazioni per riscrivere il futuro della vettura e avviare la produzione, in calendario tra il 2023 e il 2024. I primi partecipanti riceveranno anche uno sconto di 3.000 euro sul prezzo finale, che ammonta a 29.900 euro. L’anticipo rimane di 500 euro, ma i pagamenti andranno in porto solo se l’iniziativa avrà davvero successo.

Il piano B

In sostanza, quello di Sono Motors è un appello alla comunità di “oltre 21.000 titolari di prenotazioni Sion”. Numeri sufficienti per “risolvere il problema dei finanziamenti”, visto che equivalgono a “circa 465 milioni di euro di entrate potenziali”. Se poi si considerano anche i “22.000 preordini B2B”, si arriva a un valore di “quasi 600 milioni”. In pratica, tra una cosa e l’altra, si supera il miliardo di euro.

E se la raccolta fondi fallisse la missione? Non sarebbe comunque la fine del Costruttore, che si concentrerebbe sulle attività B2B nel settore del solare, dove è richiesto “molto meno capitale”. Ma questo è uno scenario che a Monaco non vogliono considerare.

La nostra prova video

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