BYD non vuole solo affermarsi come prima casa automobilistica al mondo nel campo dell’auto elettrica (è l’unica al momento in grado di impensierire Tesla), ma si propone ora anche come capofila di una cordata di Case connazionali per organizzare una sorta di coalizione e andare alla conquista del mercato globale.
L’atteggiamento è abbastanza aggressivo. BYD invita gli altri costruttori cinesi a unire le forze per “demolire le vecchie leggende” e affermare il proprio Paese come potenza automobilistica globale.
I tempi sono maturi
“Credo che questo sia il momento in cui i brand cinesi possono affermarsi nel mondo”, ha detto il presidente e fondatore di BYD Wang Chuanfu. Che poi ha aggiunto: “Ci sono 1,4 miliardi di persone che emotivamente hanno bisogno di vedere un marchio del loro Paese diventare leader su scala mondiale”.
Nel fare il suo appello, Chuangfu ha mostrato un immagine con 12 loghi di altrettante Case automobilistiche, che hanno commentato in modo non uniforme la richiesta. Da alcune, infatti, sono arrivate parole di approvazione, mentre altre hanno visto l’iniziativa con diffidenza.

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Per le prime, l’idea di BYD può servire per terminare la battaglia dei prezzi che sta animando il mercato interno e contribuire a far alleare le Case cinesi nella conquista di un obiettivo comune. Per le seconde, invece, l’idea di BYD potrebbe essere vista come una minaccia (in effetti, ndr) e potrebbe spingere Europa e USA a prendere contromisure più severe all’export.
Pareri discordanti
Tra chi ha reagito con entusiasmo ci sono stati William Li, ceo di NIO, che su Weibo ha detto “Dovremmo tutti imparare dal successo di BYD”, e Li Xiang, ceo di Li Auto, che ha ripostato il video di BYD con commenti di giubilo.

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Wang Yuanly, cto di Great Wall Motor, invece, ha detto che le Case cinesi devono imparare a fare i conti con la concorrenza e ha aggiunto: “Se dobbiamo stare insieme mantenendo rancori nei nostri cuori, tanto vale litigare prima”. Tra Great Wall e BYD non corre buon sangue: a maggio la prima ha presentato un rapporto in cui affermava che due modelli prodotti dalla seconda non rispettavano gli standard sulle emissioni e la cosa sta avendo strascichi, anche legali.