Quando la rivoluzione dell’auto elettrica è iniziata, centinaia (se non migliaia) di startup si sono lanciate nel settore, sperando di cavalcare la grande onda della transizione ecologica.
Purtroppo però, dopo l’entusiasmo iniziale, molte di queste realtà hanno fatto i conti con difficoltà insormontabili e hanno chiuso i battenti. Si pensa che nella sola Cina siano nati 500 Costruttori in pochi anni e che, al momento, ne siano rimasti in vita solo 100.
Ma se siete un brand automobilistico cinese che si dedica all’auto elettrica e non avete ancora portato i libri in tribunale, ci sono buone possibilità che vi siate salvati dalla chiusura una volta per tutte. Lo dice Bloomberg, che afferma che il Governo del Dragone ha etichettato la mobilità a zero emissioni come una settore strategico di crescita e come nuova forza produttiva e sta elargendo aiuti a tutti. Facciamo degli esempi.
Aiways 2.0
La prima Casa automobilistica a ricevere sostegno dal Governo è conosciuta pure in Italia. Si chiama Aiways e ha provato a vendere anche in Europa. Ha presentato la U5 e la U6 ma, causa le scarse vendite, ha interrotto la produzione e smesso addirittura di pagare gli stipendi ai dipendenti già a metà 2023.
La Aiways U5, SUV elettrico in vendita anche in Italia
Però potrebbe riaccendere presto le linee e tentare una nuova strategia, tutta incentrata sull’esportazione delle auto. Tutto, naturalmente, con l’appoggio del Governo locale. L’obiettivo è rispettare quanto stabilito nel 2021, anno dell’esordio in Occidente: affermarsi come alternativa a marchi già noti, quali Kia e Hyundai.
Ci pensa lo Stato
Il futuro potrebbe essere roseo anche alla Zhidou Electric Vehicles, società che produce microcar elettriche e che è fallita anni fa, nel 2019. La Zhidou Electric Vehicles, proprio per la nuova spinta decisa dal Governo cinese, sta mettendo in piedi un profondo piano di ristrutturazione che vede coinvolta anche Geely. Dopo anni di stop, ha ripreso la produzione e si appresta a lanciare sul mercato un prodotto nuovo di zecca.
C’è poi il caso di Haima Automobile, Casa in perenne perdita a causa degli esigui risultati di vendita che da inizio anno ha trasferito la gestione a una società sostenuta dal Governo della provincia dove ha sede. Le autorità locali che hanno preso in mano la situazione hanno finanziato un ambizioso piano di rinascita che dovrebbe portare la produzione a 1,4 milioni di veicoli all’anno.
La situazione nel resto del mondo
Cina a parte, negli altri mercati non si vive una situazione facile. Il fatto è che la domanda di auto elettriche cresce, ma cresce sempre più lentamente e questa frenata sta spingendo molte Case a rivedere i propri piani. I casi di Renault e Volkswagen, in questo senso, sono i più eclatanti.
Parlando di startup, invece, i destini sono incerti. Da una parte si assiste all’espansione di Rivian, che deve però passare dalle parole ai fatti. Dall’altra, per citare il caso più recente, alle difficoltà di Fisker, rimasta letteralmente senza soldi.