“Il prezzo della ricarica in luoghi pubblici è necessariamente diverso da quello della ricarica domestica”. Poche parole e una doccia fredda per chi ancora sperava in un futuro allineamento tra i costi di ricarica a casa e alle colonnine pubbliche. Una parità a conti fatti impossibile. La pietra tombale sull'argomento è arrivata nel corso dell'audizione alla Camera del presidente dell'Autorità per l'energia (Arera), Stefano Besseghini, il quale ha chiarito una volta per tutte che l'Authority può incidere solo fino a un certo punto su questo tema.
Del resto, sottolinea Besseghini, la ricarica pubblica “non è un servizio soggetto alla regolazione di questa Autorità”. Nell'attuale quadro legislativo, infatti, “deve svilupparsi in condizioni di concorrenza tra i diversi operatori” e pertanto il prezzo “si forma in base alle dinamiche di mercato e la fornitura di energia rappresenta solo uno degli input”.
Maggiori costi alla fonte
Arera sottolinea quindi che “non può esistere una tariffa del servizio di ricarica definita da una autorità amministrativa”, evidenziando che la ricarica pubblica richiede almeno l'attivazione di punti di prelievo “caratterizzati da una più alta potenza impegnata”. Circostanza che insieme alla necessità di diverse infrastrutture e oneri di connessione più gravosi contribuisce a un'inevitabile maggiorazione dei costi rispetto alla ricarica domestica.
In questo senso, l'Authority osserva che si tratta di una situazione comune in tutta Europa. “In tutti i Paesi dell'Unione”, osserva l'Autorità, la spesa la spesa per la ricarica pubblica (soprattutto fast) “è maggiore dell’incremento della spesa che un cliente residenziale con veicolo elettrico sopporta per la ricarica presso la propria abitazione (tipicamente slow) rispetto a un cliente residenziale senza veicolo elettrico (a parità di altri consumi)”.
Il contributo dell'Autorità
L'Autorità rileva poi di essere già intervenuta per quanto di propria competenza per contribuire alla diffusione dei sistemi di ricarica privati. Il riferimento è in primis al completamento dal 1° gennaio 2020 della riforma della struttura tariffaria per i clienti domestici, che ha abolito i vecchi scaglioni con aliquote progressive, comportando lo stop agli incrementi dei corrispettivi unitari all'aumento degli usi elettrici nelle abitazioni.
Un altro tema caldo resta quello dell'assimilazione della ricarica nelle pertinenze a quella domestica. Non tutti i punti di ricarica privati possono essere infatti collegati all'impianto elettrico dell'abitazione, con costi di ricarica di conseguenza più elevati. Per superare questa criticità, Arera ha recentemente avviato un'iniziativa che consiste nell'ammodernamento rimborsabile delle colonne montanti più vecchie, ossia delle linee che attraversano i condomini per raggiungere i contatori negli appartamenti o al piano. In questo modo, si può rendere più semplice l'allacciamento al contatore di casa dei punti di ricarica.
Più in generale, secondo l'Authority le agevolazioni per lo sviluppo della mobilità elettrica dovrebbero essere esplicite e non consistere in esoneri dall'applicazione di componenti tariffarie, incluse quelle a copertura degli oneri generali di sistema. L'eventuale intervento, quindi, dovrebbe mirare a una riduzione degli oneri che gravano sulla bolletta di tutti gli utenti elettrici. Una possibile eccezione "transitoria" potrebbe essere prevista invece per i punti di prelievo dell'elettricità dedicati ai mezzi del trasporto pubblico.
Con riferimento all'installazione dei sistemi di ricarica, invece, “si potrebbe valutare la possibilità di prevedere agevolazioni finalizzate all'installazione di dispositivi utili alla gestione ottimale del sistema”. In due parole: smart charging.