Il crollo del prezzo del petrolio, e a cascata dei carburanti, può essere letto in prima battuta come una minaccia per l’auto elettrica. Ma è davvero così? Lo abbiamo chiesto al CEO di Be Charge, Paolo Martini, con cui abbiamo effettuato una panoramica sul mondo della mobilità elettrica alla luce degli ultimi stravolgimenti globali, a partire naturalmente dal Coronavirus. E anche in questo caso, il manager si è mostrato fiducioso, sottolineando che sarà proprio l’innovazione l’argano per uscire dalla crisi.

Lockdown, strategie e petrolio

“Quanto accaduto non sta cambiano nell’immediato i nostri piani”, spiega Martini a proposito dell’emergenza sanitaria, “anche nei giorni del lockdown non ci siamo fermati con le installazioni e ad oggi non vediamo motivi per rivedere la nostra strategia”.

“Chiaramente, se guardiamo il nostro obiettivo al 2030 la crescita delle auto elettriche potrebbe essere più lenta rispetto a quello che pensavamo”, aggiunge il manager, “magari i target si sposteranno di un anno o un anno e mezzo, ma non ci sarà un cambiamento radicale”. E intanto, gli ultimi dati di mercato hanno visto le elettriche reggere meglio delle altre alimentazioni all'inevitabile tracollo delle immatricolazioni (con Tesla in evidenza).

E il crollo della benzina? Nell’intervista il manager osserva che “può stimolare un processo" che riguarda l’ambito tariffario, indicando dettagliatamente quali sono le interlocuzioni in atto e quali possono essere i risultati.

Obiettivo 30.000 colonnine

Be Charge conta oggi in Italia una rete di 1.500 punti di ricarica installati (quasi 800 colonnine), con altri 2.000 punti “work in progress” già contrattualizzati e ulteriori 4.000 in fase avanzata di sviluppo, con l’obiettivo di arrivare nei prossimi 3-5 anni a quota 30.000, tra Quick Charge da 22 kW e Hyper Charge da 300 kW per la grande viabilità.

Tra le varie installazioni Be Charge ha realizzato – o sta per installare – numerose colonnine (anche fast charge) in alcuni grandi Comuni italiani come Roma (320), Milano (oltre 300) e Torino (oltre 300) e sottolinea di puntare molto anche sull’interoperabilità. Altro tema questo affrontato nell’intervista. Parola al video quindi.