“Non sapevano che fosse impossibile, allora l’hanno fatto”. Vengono in mente le celebri parole di Mark Twain scorrendo l’ultimo rapporto di Transport & Environment, che riporta alcuni dati abbastanza clamorosi. Nel 2019, infatti, l’industria e i Governi dell’Unione europea hanno messo sul piatto ben 60 miliardi di euro per la produzione di veicoli elettrici e batterie, 19 volte in più dell’anno precedente, con uno storico sorpasso ai danni della Cina, finora leader praticamente incontrastato del settore, ferma a 17,1 miliardi.
Certo, il Dragone è già a regime e ha bisogno di meno investimenti su questo fronte, ma la proporzione della crescita Ue parla chiaro: l’Europa - se vuole - ha tutte le carte in regola per non perdere lo scettro dell’industria automotive, anche nell’era dell’elettrico. E la Francia lo sa bene, visto il maxi-piano lanciato da Macron.
La spinta regolatoria
Per raggiungere questo risultato, con investimenti pari a 3 volte e mezzo quelli cinesi, è stata determinante secondo il report la spinta regolatoria degli obiettivi Ue sulle emissioni di CO2. Il famoso target dei 95 g/km di CO2, che se non centrato comporta ingenti multe ai danni dei costruttori, con un meccanismo che abbiamo spiegato più in dettaglio in questo approfondimento. Multe che, lo ricordiamo, i costruttori hanno chiesto di sospendere a valle dell'emergenza Coronavirus. Una richiesta che in Italia è accompagnata all'innalzamento fino proprio a 95 g/km di CO2 della soglia per ottenere l'ecobonus.
Protagonista della rimonta del Vecchio Continente è stata manco a dirlo la Germania, con un monte investimenti record di 40 miliardi di euro, frutto in gran parte dell’impegno di Volkswagen, pur senza dimenticare le risorse stanziate per la Gigafactory Tesla di Berlino. Seconda piazza per la Repubblica Ceca con 6,6 miliardi, su cui c’è ancora lo zampino di Wolfsburg, e medaglia di bronzo per l’Italia, con 1,75 miliardi in arrivo essenzialmente da FCA. Giù dal podio Francia e Svezia con 1 miliardo e via via tutti gli altri. Qui il report completo.
Cambio di passo
“Fino a qualche anno fa l’Europa era completamente assente dalla corsa per la supremazia nell’elettrico. Ma i target CO2 hanno spinto le Case e la politica a investire 60 miliardi di euro in per colmare il divario con la Cina”, sottolinea il capo eMobility di Transport & Environment, Saul Lopez, “i legislatori ora dovrebbero raddoppiare l’impegno con misure di stimolo in grado di guidare una ripresa economica green”.
In attesa di nuove conferme sul maxi-piano per l’auto elettrica della Commissione europea, che accanto alla Battery Alliance Ue vedrebbe anche 20 miliardi di incentivi e il taglio dell’Iva, T&E chiede quindi obiettivi ancora più stringenti per i costruttori al 2030 e l’abbandono dei motori termici al 2035.