Farà senz'altro parlare l’audizione di ieri del ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, davanti alle commissioni riunite Ambiente e Attività produttive di Camera e Senato.
Già, perché se sulle linee programmatiche esposte si può dire che tutto sia filato liscio, senza particolari sorprese, nel corso delle repliche ai parlamentari sono arrivate invece esternazioni decisamente più divisive. I temi? Nucleare, batterie e idrogeno.
Futuro fuel cell?
Quello di Cingolani è stato un intervento estremamente lungo e articolato, tre ore e mezza filate, intervallate peraltro da un blocco di 35 domande da parte dei deputati e dei senatori coinvolti. Anche per questo, forse, sulle battute conclusive potrebbe aver inciso una necessità di sintesi fin troppo stringente. Ma vediamo esattamente quali sono stati i passaggi finali che stanno facendo drizzare le antenne a diverse associazioni ambientaliste, Legambiente in testa.
“Tra 10 anni probabilmente avremo il green hydrogen, le automobili andranno a fuel cell e anche i camion andranno a fuel cell perché sarà una tecnologia consolidata”, ha detto Cingolani, “le batterie semmai le avremo superate già, perché hanno un problema di dismissione, ma staremo investendo sulla fusione nucleare, che ora sta muovendo i primi passi nei laboratori”.
E ancora: “Io spero che se avremo lavorato bene tra 10 anni i nostri successori parleranno di come abbassare il prezzo dell’idrogeno verde, di batterie non se ne parlerà più e investiremo sulla fusione”. “Questa è la transizione che ho in testa”, ha concluso il ministro, “ed è una transizione dinamica”.
Una transizione variabile
In attesa di eventuali precisazioni, la linea a tendere del dicastero sembra voler giocare molto sulla flessibilità, per adattarsi a tutti i possibili scenari. Anche perché sulle batterie, in precedenza, sembrava pacifica l’idea di impegnarsi per una filiera in grado di non soccombere ai competitor asiatici ed europei. Alcuni punti, però, sembrano fermi.
“Dobbiamo assolutamente lanciare i nostri programmi per l’idrogeno verde”, ha spiegato Cingolani, “non c’è dubbio, non se ne può fare a meno e la strada è tracciata”.
Il ministro vuole costruire in ogni caso “un blend di modelli energetici che sia variabile”. “Bisogna avere la capacità di far andare avanti i modelli costantemente”, ha detto, sottolineando che la sua “non è una posizione ideologica”. “Mi è chiarissimo dove dobbiamo arrivare, ma il percorso, la pendenza, dipende dalle condizioni che abbiamo ora” e “in tempo reale dobbiamo decidere il percorso migliore”.
Il treno della fusione
E poi c’è il nucleare. “Spero che tra 10 anni a quest’ora, io sicuramente non sarò in questo mondo, perché finita la mia parte non ambisco a fare questo lavoro, ma chi di voi sarà qui o i vostri successori potranno parlare di un’altra grande scelta”.
“La vera fonte energetica universale saranno le stelle”, ha chiuso, “l’Universo funziona con la fusione nucleare, non la fissione. La rinnovabile e delle rinnovabili. Noi adesso abbiamo il dovere anche nel Pnrr di potenziare il ruolo dell’Italia nei progetti internazionali per la fusione nucleare. È un treno che non dobbiamo perdere”. E speriamo, nel frattempo, di non perdere neanche quello dell’auto elettrica.