Il Movimento 5 Stelle continua a spingere per lo sviluppo della mobilità elettrica. L’ultimo capitolo è andato in onda oggi alla Camera, in occasione della conversione il legge del decreto Riaperture di aprile.

Con un ordine del giorno, infatti, i pentastellati Giuseppe Chiazzese e Luca Sut hanno formalmente chiesto al Governo l'impegno a prorogare gli incentivi all’acquisto per le vetture full electric, attualmente in scadenza a fine anno. L’idea è quella di allungare l’orizzonte temporale dell’ecobonus a tutto il 2022, concentrando le agevolazioni solo sui veicoli compresi nella fascia di emissioni 0-20 g/km di CO2. In pratica, le sole auto elettriche, con la formulazione iniziale - non quella temporaneamente rafforzata attualmente in vigore - che prevede 6.000 euro di incentivo con la rottamazione e 4.000 senza.

Il treno non si può fermare

A dare l’assist sono i numeri registrati finora. Come si legge nel documento presentato in Parlamento, già nei primi tre mesi di quest’anno “è stato utilizzato il 37 per cento degli incentivi totali previsti per l’intero 2021 (fino a 10.000 euro per le auto elettriche) e, a questo ritmo, i fondi a plafond finiranno entro agosto 2021”.

Soldi

In più, come ricordano i due deputati, “fin dalla loro introduzione, la ratio alla base degli incentivi per l’acquisto di auto a zero emissioni di carbonio è stata quella non solo di indirizzare il comportamento di consumo e di utilizzo dei mezzi da parte dei cittadini, ma anche di dare certezze a produttori e consumatori sui disincentivi alla circolazione di mezzi inquinanti e consentire all’industria di pianificare gli investimenti”.

Per questo motivo, insistono Chiazzese e Sut, risulta "cruciale dare gli incentivi per l'acquisto di autoveicoli a zero impatto ambientale un orizzonte molto più lungo di quello attuale". E infatti la richiesta è più in generale proprio quella di "stanziare adeguate risorse a sostegno del settore automobilistico".

Chiamata a Palazzo Chigi

I due fanno poi il paragone con i più importanti produttori europei, come Spagna, Germania e Francia, che “hanno già prolungato il supporto al mercato per il periodo 2022-2026, con fondi attinti anche dal Recovery Plan, mentre nel PNRR italiano non vi è traccia di alcun intervento, assenza questa che si è tradotta nel dubbio che da gennaio 2022 possano non esserci più incentivi statali”.

Lo stesso confronto era stato fatto nelle scorse settimane da Motus-E. L’associazione ha già denunciato a più riprese il rischio che i fondi possano esaurirsi prima del tempo, chiedendo anche che vengano resi strutturali in modo da creare uno scenario più prevedibile per tutta l'industria. Gli appelli arrivano quindi da più parti e gran voce. Ora la palla passa al Governo.