Nei giorni scorsi si è tenuta la Global Energy Transition, conferenza a tema transizione energetica in cui si è parlato anche del futuro dell’idrogeno green. Priorità, è stato detto, affinché possa prendere piede, sarà quella di ridurre i costi di produzione attraverso grandi investimenti e sussidi governativi. È questo, secondo quanto riportato, l’unico modo perché questo tipo di vettore energetico possa diffondersi a livelli significativi.
L’idrogeno verde, ricavato attraverso cioè da fonti di energia rinnovabili, è considerato anche una intrigante soluzione per la mobilità in diverse parti del mondo. Soprattutto in Giappone e in altri Paesi asiatici non mancano progetti che spingono su una maggiore diffusione di questo tipo di “carburante” per auto a zero emissioni. Ma attualmente i costi restano uno scoglio molto importante.
Servono economie di scala
Nello specifico, come spiegato da Marcelino Oreja, amministratore delegato di Enagas SA “l’idrogeno green è quattro volte più caro da produrre dell’idrogeno grigio, quello ottenuto da combustibili fossili come carbone o gas naturale, che però rilascia in atmosfera monossido di carbonio e anidride carbonica”.
In tanti stanno cercando di ridurre questa forbice. L’amministrazione Biden, ad esempio, ha recentemente fissato un obiettivo ambizioso rispetto all’idrogeno verde: ridurre i costi di produzione dell’80%, portandoli intorno a 1 dollaro al chilo entro 10 anni. Oreja ha aggiunto: “Per far scendere i prezzi abbiamo bisogno di progetti veri e strutturati. Iniziative ambiziose che consentano di produrre grosse quantità di idrogeno arriveranno presto. Probabilmente a partire da 2025 in avanti”.

Se H2 fa rima con solare
Enagas, insieme alla compagnia petrolifera e del gas spagnola Repsol, sta sviluppando una tecnologia per produrre idrogeno rinnovabile utilizzando l’energia solare. Anche in questo caso, i risultati di questo esperimento si vedranno intorno al 2024 o 2025 e, intorno a quella data, sarà possibile anche la vendita di quell’idrogeno sul mercato.
Il settore dell’idrogeno è valutato intorno ai 200 miliardi di dollari al momento, ma basandosi sui vari progetti avviati o annunciati si pensa che questa cifra possa raddoppiare in poco tempo. Questo, almeno, il parere di Daryl Wilson, direttore esecutivo dell’Hydrogen Council. “Siamo solo all’inizio – commenta Wilson – L’industria dell’idrogeno sta vivendo un momento di grande slancio e triplicherà il valore nei prossimi anni”.
Tutti gli sbocchi dell’idrogeno
Tra i progetti più grandi in via di realizzazione c’è quello della Air Products and Chemicals, che sta producendo ammoniaca a base di idrogeno verde con un investimento di 7,5 miliardi in Arabia Saudita. Il mega impianto sorge nei pressi della città di Neom, una delle smart city del futuro che stanno nascendo sulle sponde del Mar Rosso.

Seifi Ghasemi, presidente e Ceo di Air Products and Chemicals, ha spiegato che il nord dell’Arabia Saudita è il posto ideale per un impianto di questo tipo: c’è molto sole di giorno, vento di notte e una serie di porti che consentono di spedire l’ammoniaca ovunque per alimentare l’industria pesante in generale.
Il valore della diversificazione
I relatori del Global Energy Transition hanno concluso spiegando che ci sono molti settori, come il trasporto su gomma a lungo raggio, in cui l’elettrificazione non è di facile applicazione. È lì che l’idrogeno potrebbe impiegato in misura massiccia. Lo stesso succederà nel trasporto marittimo e nell’aeronautica. O anche per le linee ferroviarie non elettrificate.
La convinzione, in generale, è che l'idrogeno rappresenti una buona alternativa in certi campi e, se integrato in un sistema industriale in cui ogni tipo di tecnologia green concorre alla riduzione delle emissioni, può dare un contributo importante. Vedremo se accadrà anche nel settore automotive o no.