Sono anni che si lavora su una batteria alluminio-aria o alluminio-ossigeno. Nel 2014 uscì la notizia che una batteria alluminio-aria da 1.600 km di autonomia era pronta a debuttare e nel 2016 sembrava prossima a entrare in commercio. Poi, come ben sappiamo, non se ne è saputo più nulla.
Con il passare del tempo molti analisti hanno iniziato a pensare di essere di fronte a una tecnologia troppo acerba, o comunque lontana dall'essere immessa in commercio. Però, per quanto tante soluzioni tecniche non abbiano superato la fase prototipale, è anche vero che alcune di esse hanno cambiato il mondo delle batterie. Basti nominare le celle agli ioni di litio per far passare il concetto. E qui si torna alle batteria alluminio-aria.
Tanti soldi da Big oil
C’è un’azienda, la Indian Oil Corporation, che è convinta che proprio nell’alluminio-aria si nasconda la migliore alternativa agli ioni di litio. Soprattutto in quelle aree geografiche dove il litio scarseggia ed è difficile da reperire.
Il colosso petrolifero indiano si è così unita alla startup Phinergy proprio per studiare le opportunità di questa tecnologia. L’India, in effetti, è uno dei Paesi in cui l’approvvigionamento di litio è difficoltosa e quindi ha senso che proprio lì si cerchino alternative. In India, invece, c’è alluminio in abbondanza, ed ecco perché proprio sull’alluminio-aria si è deciso di concentrare la ricerca.
I vantaggi e gli svantaggi
Tra i maggiori punti di forza delle batterie alluminio-aria c’è l’elevata densità energetica. Ed è anche per questo che la batteria di cui si è parlato all’inizio poteva vantare un’autonomia di 1.600 km se applicata in campo automotive. In più, maggiore densità energetica significa anche minor peso e minori ingombri.
Le batterie alluminio-aria sono anche più economiche e più sicure di quelle agli ioni di litio. E quindi, perché non le usiamo? Perché ad oggi, in sostanza, non sono ricaricabili. Già: in questa fase si scaricano e si sostituiscono. Un ostacolo non proprio trascurabile. Ma (forse) raggirabile. Perché allo studio ci sono stazioni di battery swap – come quelle su cui stanno lavorando NIO, Geely o sulle quali è tornata a porre l'attenzione anche Renault per le piccole citycar – in cui in poco tempo si potrà ricevere una nuova batteria e ripartire.
Con l’accortezza che quella vecchia, ormai esausta, non potrà prendere nessuna altra strada se non quella del riciclo. Che però, e anche qui si può parlare di vantaggio, è più semplice e meno costoso vista la presenza di materiali più comuni.